mercoledì 20 novembre 2013

Ciccioni schifosi, la smettessero di ingozzarsi

Quante volte lo abbiamo sentito dire: "Sei grasso, mangia meno, deficiente". Ed è uno dei più tragici pregiudizi che pesano sulla testa di cicce e cicci: se sei grasso e obeso è perché ti ingozzi. Perché è ovvio: se sei obeso è perché sei pigro, non ti sai controllare, non hai forza di volontà. E' una bestialità medievale per chiunque abbia studiato anche solo minimamente la questione obesità, eppure è la più diffusa battuta in circolazione, che alimenta la discriminazione come nessun'altra. Ecco perché mi sembra utile pubblicare una pagina che può essere data in pasto a chiunque dovesse apostrofarvi con l'ennesima banalità.

Ecco dunque il bellissimo articolo di Denise Cummins, psicologa e scrittrice americana, impegnata a rispondere ad un altro psicologo, dott. Miller, secondo cui, appunto, gli obesi dovrebbero smetterla di mangiare e di lamentarsi.

"L'idea del dott. Miller non è solo invasiva ma anche riassume la più popolare credenza sull'obesità, ovvero che sia causata dalla golosità, dalla pigrizia e dalla mancanza di auto-controllo. Si poteva forse accettare in passato una dichiarazione come quella di Miller. Ma oggi, nel 21esimo secolo, sappiamo così tanto in più sulla complessità dei processi biologici che sottostanno allo sviluppo dell'obesità. E questo tipo di bigottismo non può più essere scusato.

1 - Come una persona magra vede l'obesità.
Per molti di noi l'obesità non è nemmeno una questione. Quando la bilancia inizia a salire, tagliamo l'introito di cibo e aumentiamo l'esercizio fisico. E questo basta, il peso va via. Se torna a salire, sappiamo che cosa dobbiamo fare. Ma quello che non capiamo è che questa semplice soluzione non funziona per tutti (...) La verità è che chiunque abbia seguito una persona obesa nella sua battaglia per perdere peso potrebbe difficilmente accusarla di mancanza di disciplina". Viene quindi citato il famoso studio della PennyUniversity sull'Obesità:
"Nessuno poteva essere più determinato di coloro che hanno partecipato allo studio sulle diete della Penn. Si sono dati interamente ad un programma biennale. Hanno tenuto diari alimentari. Hanno fatto esercizio. Hanno lavorato per evitare pensieri e situazioni che potessero spingerli a mangiare. E, com succede quasi sempre a chi si mette a dieta, hanno finito per riguadagnare quasi ogni chilo perso con tanta fatica".

2- Perché per un obeso è così difficile perdere peso?
In decenni di ricerca medica abbiamo appreso:
- La relazione tra introito alimentare e dispendio energetico è assai più complessa che il solo concetto "calorie mangiate, calorie bruciate", una equazione che dottori e personal trainer vorrebbero che facessimo nostra. Milioni di anni di evoluzione hanno dato vita a meccanismi contro la fame e l'incertezza delle risorse alimentari. Quando posti sotto stress, questi meccanismi ci spingono più verso la conservazione dell'energia che il suo dispendio. Alcuni di noi hanno strutture genetiche che rendono il prendere peso cosa molto semplice e perderlo cosa molto difficile.

- Più che una equazione con due variabili (dieta ed esercizio fisico), l'obesità è un disordine multifattoriale in cui fattori genetici e ambientali interagiscono per disequilibrare la bilancia energetica. Più di 250 geni sono coinvolti nell'obesità umana. Geni specifici governano l'introito alimentare, il consumo energetico, il metabolismo dei grassi, quello del glucosio e lo sviluppo del tessuto adiposo.

- Uno studio apparso sul New England Journal of Medicine ha comportato il coinvolgimento per 120 giorni di coppie di gemelli (tutti uomini, tutti magri), ogni coppia divisa in dormitori diversi. A tutti loro sono state fornite ogni giorno mille calorie più di quante era loro necessario per mantenere il proprio peso corporeo. Se l'acquisto di peso fosse solo una questione di cibo ed esercizio, sarebbe stato lecito aspettarsi che tutti gli uomini avessero acquisito grandi quantità di peso durante lo studio. E, in effetti, è accaduto: la quantità di peso però variava moltissimo, alcuni hanno preso 3 o 4 chili, altri fino a 10 o 11.
La distribuzione del peso anche variava, alcuni han visto aumentare la pancia, altri le cosce e i glutei. Non solo: ogni fratello ha guadagnato peso nella stessa misura e nella stessa area del corpo del prorio gemello. Quindi i ricercatori hanno concluso che fattori genetici sono coinvolti nell'adattamento alla sovralimentazione, nelle variazioni di peso, distribuzione del grasso, tendenza ad accumulare energia come grasso e il modo in cui l'energia viene metabolizzata.

Un altro studio ha esaminato il tasso di obesità in 540 ragazzi danesi adottati. Si è scoperta da questo punto di vista una relazione diretta con i propri genitori biologici mentre non ne avevano alcuna con i genitori adottivi.

In studi sui geni dell'obesità, topi che avevano ereditato copie mutate del gene "ob" dai propri genitori sono divenuti estremamente obesi e voraci. E più pesanti dei topi normali anche quando sottoposti ad una dieta controllata. La ragione della loro voracità è che queste varianti genetiche alterano i recettori della leptina, un ormone che sopprime l'appetito. Sono topi che ne hanno meno degli altri e quindi non sperimentano lo stesso senso di sazietà o soddisfazione dal cibo. E così, proprio come i topi normali, tentano di mangiare fino a quando non sono sazi. Ma, al contrario dei topi normali, continuano a sentirsi affamati anche dopo aver consumato una normale porzione di cibo. Le persone obese tendono ad essere resistenti alla leptina, cosa che indica una funzione alterata dei recettori della leptina.

3 - Conclusioni
Questo significa dunque che i geni controllano il nostro destino e non c'è niente da fare? No. Ma significa che dobbiamo capire che ciascun organismo risponde in modo individuale al cibo e all'esercizio. Che non ci sono diete né programmi di esercizio validi per tutti, e che una cosa che ha funzionato per te può non funzionare per il tuo prossimo (...) Per i guru della perdita di peso e per i medici di famiglia, questo significa che se una semplice dieta ed esercizio non funzionano per un paziente, ciò non vuol dire che questi stia mentendo o barando. Occorre invece sviluppare alternative per assistere pazienti con difficoltà nel perdere peso a raggiungere obiettivi ragionevoli. Ma, soprattutto, significa che chi di noi non ha mai dovuto combattere davvero con la perdita di peso ci pensi due volte prima di attribuire agli obesi pigrizia, gola, mancanza di volontà o ogni altro genere di turpitudine morale".

(fonte immagine)

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