martedì 1 giugno 2010

Sei stata/o discriminata/o sul lavoro?

Negli Stati Uniti la dimensionalità di una donna influenza direttamente la sua possibilità di trovare lavoro e, più in generale, il suo reddito. Dati non recentissimi segnalano che in quel paese l'incremento di un punto percentuale di massa grassa BMI si traduce in una riduzione dello 0,6 per cento nel reddito familiare. Per ogni punto in più di BMI, inoltre, si riduce dello 0,4 per cento il livello professionale della donna, diciamo "il prestigio" della propria occupazione.

In Italia questi dati non esistono
. Sebbene vi siano alcune formule con cui Istat e Censis si sono più volte avvicinati alla questione, nel nostro paese la discriminazione contro i ciccioni sul luogo di lavoro è semplicemente ignorata da istituzioni e sondaggisti. Solo con una forzatura possiamo credere che anche in Italia, come negli USA, la discriminazione sul lavoro colpisca più le donne degli uomini. Se lo crediamo è perché altri dati, come quelli sulla distribuzione dell'obesità nella popolazione, suggeriscono una pressione sociale alla normoforma assai più pesante per le donne che per gli uomini.

In realtà ne sappiamo pochissimo. In assenza di una rilevazione sul territorio, non è possibile formulare statistiche attendibili che pure sarebbero utili a portare in superficie questioni che riguardano centinaia di migliaia di persone. Quello che però possiamo fare è raccontare le difficoltà nelle quali ci si è imbattuti nella propria vita lavorativa e professionale a causa della discriminazione. Lo si può fare qui sotto nello spazio dei commenti, con una email al blog o con un commento su Facebook. Ma non lasciamo passare tutto questo ancora sotto silenzio.

(fonte foto)

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