sabato 1 maggio 2010

La linea del fronte

La chiamano epidemia e con orrore studiosi e giornalisti ne raccontano i numeri e l'inarrestabile incedere: la diffusione dell'obesità nel mondo viene vissuta come una delle più gravi minacce al futuro dell'umanità. C'è una guerra in corso e le strategie fin qui adottate hanno fallito.

Non sono bastati i programmi alimentari, l'educazione e la formazione a senso unico nelle scuole, né bastano l'ostilità e l'odio per gli obesi e le obese a determinarne una riduzione di numero oltreché di peso, né il fatto di render loro la vita difficile non prevedendone le forme nel trasporto pubblico, nella sanità pubblica, nella vita pubblica. Non è bastato scambiare la battaglia contro l'obesità nella guerra contro gli obesi: le proiezioni indicano nei prossimi vent'anni un aumento vertiginoso delle dimensioni dell'umanità a tutte le latitudini, anche nei paesi asiatici che fino ad un decennio fa si ritenevano "immuni" al fenomeno.

Quando si combatte un nemico e si perde, quando le sue fila si ingrossano mentre le proprie capacità di battagliare diminuiscono si dovrebbe avere l'accortezza di ammettere che certe strategie non funzionano. E' il primo passo per cambiare strada e tentare di risalire la china. Se battendo la testa contro un muro questo non crolla forse è bene ricorrere al piccone, o a un bulldozer. E se neppure quello funziona allora sarà bene studiare degli approcci diversi.

HAES, the ultimate weapon
Una prima risposta concreta, una strategia innovativa che inizia a dare i suoi frutti si chiama HAES. Un acronimo ormai molto noto al di là dell'Atlantico che sta per Health At Every Size, Salute ad ogni dimensione. HAES sta a cuore alle associazioni per la Libertà Dimensionale, ed il motivo è che rappresenta un potenziale trait d'union tra le istanze libertarie di chi ritiene di non poter delegare a terzi i propri destini, a partire dalla gestione del proprio corpo, e chi spinge perché l'umanità non perda di vista la propria salute.

A parte quanto emerge da studi già citati su queste pagine, il potenziale dirompente dell'approccio HAES sta nel porre l'accettazione di sé e della propria fisicità quale primo passo essenziale per la ricerca di una rinnovata e più vigorosa salute nel suo complesso.

L'idea, cioè, non è sottoporsi a diete per dimagrire o reprimere i propri istinti per cercare di adeguarsi a modelli alimentari quanto invece far tesoro della propria unicità e specificità, utilizzando la serenità che ne consegue in modo produttivo e progressivo, incrementando ad esempio l'esercizio fisico. Un passo importante è abbandonare le tradizionali restrizioni alimentari ri-educandosi ad un approccio col cibo basato sulle proprie reali esigenze, di gusto e di vita. L'idea non è quella di far entrare nelle tabelline OMS sulla Salute corpi troppo straordinari per esservi compresi, quanto semmai di vivere serenamente ciò che si è.

Ancora una volta, dunque, si va scoprendo che è la serenità la chiave della salute, come quella per compiere delle scelte. Lo dico perché la linea del fronte non è l'obesità raccontata dai media né quella che certi dietologi riducono ad una sequenza di numeri, il fronte è tutto sulla percezione che gli obesi hanno di sé e quella che tutti gli altri hanno degli obesi.

Gli obesi che vogliono essere discriminati
Sebbene in queste settimane mi sia trovato più di una volta a discutere con qualche improvvisato profeta del benessere, sono sempre più convinto che ad innescare un cambiamento reale e profondo sull'obesità debbano essere proprio gli obesi e le obese.

Molti di noi sono ancora poco consapevoli della pienezza dei propri diritti, addirittura qualcuno vive con rassegnata sopportazione la discriminazione che subisce giorno dopo giorno, altri arrivano ad accettare persino l'immagine deteriore dell'obeso che viene disseminata sia a livello sociale che professionale. Talvolta, poi, chi ha intenzione o deve sottoporsi ad una chirurgia bariatrica o ad altre prove che richiedono enorme coraggio e sacrificio trova nella stigmatizzazione dell'obeso le energie necessarie a questo scopo. Il proprio percorso mirato a recuperare una salute evidentemente perduta diventa quello che dovrebbe essere il percorso di tutti: si tratta di persone che, spesso, trasformano la propria esperienza così estrema in una critica severa alle modalità precedenti della propria vita, ritenendo che siano quelle di tutti gli altri, e sentendosi quindi nel pieno diritto di criticarle proprio perché "ci sono passate".

Questi sono solo alcuni esempi, naturalmente, di come gli obesi possano far del male a loro stessi e sebbene abbia sempre contestato chi tenti di raggruppare gli obesi e le obese in insiemi coerenti, annichinendone così le infinite diversità, ho la sensazione che i libertari, obesi e non, debbano iniziare a fare quadrato, sostenere la parità dei diritti, combattere la discriminazione e il pregiudizio, educare chi sta loro accanto su cosa sia l'obesità e su quale sia, appunto, la vera linea del fronte. Non che vi sia una vera alternativa, se non quella che conduce ad una sofferenza, personale e sociale, pubblica e privata.

(fonte immagine)

2 commenti:

  1. Di Haes non avevo proprio mai sentito parlare. Non capisco bene come si possa dimagrire senza diete ma mi informerò. Grazie da un'obesa di lunga data (che le ha provate tutte rovinandosi la salute).

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  2. Condivido in pieno spirito e contenuti dell'articolo

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