mercoledì 15 gennaio 2014

Rachel Estapa: adoro la mia vita, il mio corpo



Il bellissimo racconto di Rachel Estapa sulla sua storia personale, apparso sull'Huffington Post statunitense è un testo utile a tutti e che consiglio a tutti i cicci e le cicce che non sono felici e che vorrebbero tanto tornare ad esserlo. Estapa è scrittrice e blogger impegnata sul fronte della salute e dell'immagine di sé. Ecco qui una mia veloce traduzione:

"Non è da pazzi credere che una volta perso peso la vita migliori.
Per anni ho sentito i racconti di chi ha perso peso, fatto ripartire le proprie vite e non si è mai sentito meglio, li ho sentiti parlare con tale fiducia una volta che il loro peso se ne era andato perché erano divenuti la persona che volevano essere: un individuo magro e felice.

Non dubito della loro felicità quando fanno conoscere la propria storia, ma anche non credo che perdendo peso abbiano acquisito una superiore conoscenza sulla felicità di quanta ne abbiamo noi che pesiamo di più. Come lo so? Io sono stata sia grassa che magra. Ed ero più pesante quando sono stata più felice.

Tra la fine della scuola superiore e l'università io ero grossa, ed ero abituata a non andare alle feste perché non avevo nulla neanche di lontanamente carino da indossare, così mi nascondevo dietro il sarcasmo e maglie abbondanti. Per quanto riguarda la vita sentimentale... Quale vita?

A metà del mio percorso al college mi sono associata a Weight Watchers e iscritta in palestra, diventando ossessionata per entrambi. Entro sette mesi ho perso 30 chili, mi sono infiliata in una taglia 10 e mi sono persino sentita sexy per quindici minuti!

Eppure, mano a mano che scendeva il peso sulla bilancia e svanivano i complimenti sulla mia perdita di peso, è emerso qualcos'altro: mi sentivo esaurita, delusa e ancora infelice. "Non posso farcela...", ricordo di aver detto a me stessa dopo un incontro Weight Watchers, quando pesavo il mio minimo storico. Mi sentivo sconfitta e abbattuta dal fatto che nonostante tutti i miei sforzi l'unica cosa che era veramente cambiata era il peso sulla bilancia.

Non mi sarei invece dovuta sentire felice? Diversa? No, mi sentivo bruciata dentro, cotta, stressata ad ogni pasto e in palestra... e non ero nemmeno arrivata all'obiettivo, mancavano ancora almeno 25 chili.

Nel corso dei successivi cinque anni ho ripreso tutto il peso perduto e anche se questo mi ha ferito, col tempo ho iniziato a percepire una sensazione di rilassamento.

La mia storia è quella del 98 per cento di coloro che fa una dieta, ma quale che sia la ragione il mito che i ciccioni siano pigri continua a prevalere. Se tu che leggi non ti sei mai imbarcata in un programma di perdita di peso, probabilmente non puoi comprendere tutti gli aspetti di un processo che risucchia tutto né quanto questo ti finisce per costare sul piano fisico e mentale.

Perdere peso non c'entra nulla con la volontà o la determinazione. Ci si imbaraca in questi processi di dimagrimento perché si vuole guarire. E io lo capisco perché... E' molto doloroso credere che ci sia qualcosa di sbagliato in noi.

Io volevo sentirmi felice, ma la dieta non mi stava rendendo felice. Ma la qualità della mia vita non è forse più importante della taglia dei miei pantaloni?

La mia via alla magrezza era pavimentata di ansietà. Una voce nel cervello pensava sempre a quello che avrei potuto mangiare, a quanto esercizio avrei dovuto fare, e a come bilanciare il fatto di essere una giovane persona adulta e di essere anche a dieta. Certo, i risultati fisici era ciò a cui stavo puntando ma non avrei mai previsto che la mia vita sarebbe stata così incerta e piena di preoccupazione.

La mia lezione non è stata imparare a perdere peso, quanto ad accettare me stessa. Invece di organizzare un'altra dieta per perdere il peso che avevo riguadagnato, ho deciso di spostare il mio obiettivo sulla felicità autentica, sull'approccio olisitico alla salute, sullo star bene. E oggi, che ho 29 anni, sono innamorata di quello che sono e imparando ad amare me stessa ho imparato anche ad amare meglio gli altri.

Se qualcuno pensa che questo significa che io sia contro la perdita di peso si sbaglia. Io sono contro la colpevolizzazione, il senso di colpa e la paura che si incontrano sulla via della perdita di peso nella speranza di diventare una persona migliore e più in salute.

Io credo che ognuno di noi abbia un proprio range di salute, e sta a noi capire se quello che facciamo ogni giorno ci faccia bene o male, non solo per i nostri corpi ma più in generale per il nostro benessere. Essere più grossi non significa avere meno salute, e sono assai più in forma oggi di quanto lo ero quando pesavo meno. Dentro di noi sappiamo se le nostre azioni siano più salutari o meno salutari, e questo riguarda ciascuno, qualsiasi dimensione abbia. Un approccio più olistico alle esigenze del proprio corpo e alla felicità può finire per darti di più sul lungo periodo perché il migliore stile di vita è quello dal quale ti senti felice e coinvolta.

Il mio viaggio da grossa a magra e poi di nuovo grossa mi ha insegnato quanto ingannatoria sia l'apparenza. Quella fiducia in me stessa arriva dalla volonta di dire a me stessa la verità, e quella salute sostenibile e quella felicità non arrivano dal conteggio delle calorie, ma da un approccio di gratitudine.

Ed è proprio dall'imparare la gratitudine che è iniziata la mia storia d'amore con il mio corpo. Gratitudine per il mio corpo per tutto quello che fa, e che per questo rispetto.

Mi sono sposata in questo corpo più grosso del normale, ho dato vita alla mia azienda, ho fatto il mio primo book fotografico in questo corpo. Adoro la sua forma e anche se ho perso o guadagnato peso il cuore di quello che sono non cambia".

1 commento:

  1. Sarebbe bello se ognuno potesse fare come gli pare e nessuno fosse sempre li a dire che sbaglia!

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