sabato 26 ottobre 2013

Scandalo! Metà dei bimbi è obesa

La notizia che in Molise la metà dei bambini di 8-9 anni è composta da persone obese ha allarmato tanti in queste ore. Vuol dire due cose: la prima è che qualsiasi programma attivato fin qui per combattere il fenomeno ha fallito, la seconda è che è urgente immaginare un diverso approccio alla questione.

Cosa è stato fatto finora? Tolta qualche commendevole iniziativa con cui ad esempio si sono sostituiti dispenser di cibo industriale nelle scuole con distributori "bio" e qualche seminario, la questione obesità tra i giovani italiani di fatto non viene affrontata. Questo significa che l'educazione non viene usata per scalfire il pregiudizio e che, proprio in età scolare, si continua a consumare la più grave delle discriminazioni, quella che prende di mira i giovani cicci, e ancora di più le giovani donne, con conseguenze devastanti spesso su tutta la loro vita.
Non siamo solo di fronte ad un fallimento. Siamo di fronte ad una intollerabile negligenza istituzionale. Le statistiche si rincorrono, anno dopo anno, foraggiando chi vive di numeri ma, ahimé, non risolvendo come si vede il fenomeno. I bambini obesi sono tanti. E sono sempre di più. Che si fa? Anzi. Cosa si può fare?

Oggi i bambini per mancanza di spazi, appeal dell'intrattenimento digitale, famiglie in difficoltà e via dicendo, tendono a rimanere a casa lunghe ore tutti i giorni. E sono davvero poche le famiglie attrezzate ad affrontare un problema ponderale serio. Anzi, come noto, spesso la discriminazione e il conseguente deficit di auto-stima si subisce prima di tutto proprio tra le mura domestiche. Qualcosa, però, si può fare. Partendo dalle scuole.

Certo, se pensiamo allo stato delle scuole italiane, agli istituti che cadono a pezzi, privi di riscaldamento e di aule, agli insegnanti sottopagati o ai tanti incapaci che affollano le cattedre, la sensazione è quella di un collasso progressivo, e che per ottenere risultati in un settore, quello della salute dei più piccoli, bisognerebbe prima ottenerne anche in tanti altri ambiti, per esempio portando la scuola al centro della nostra struttura sociale. Ma siccome l'Italia non riesce ad uscire da un modello vecchio di due secoli, l'unica è fare i conti con quel poco, pochissimo, che abbiamo. Parlo degli insegnanti. Del raccontare loro il disastro provocato dalla discriminazione. Far sì che circoli tra di loro del materiale sull'obesità e le sue cause, il nonsense delle diete, l'approccio del benessere HAES per il quale questo sito è nato, quel dare la priorità allo star bene comunque si sia fatti.

Cos'altro si può fare subito, oggi stesso? Basta entrare in un supermercato. In Italia è vietato vendere una gran serie di sostanze e prodotti considerati tossici. Oppure, se si fa, lo si fa in ambiti molto determinati e regolati, pensiamo ai tabacchi o ai farmaci. In un supermercato, invece, chiunque, di qualunque età, può procurarsi confezioni alimentari tossiche per pochi spiccoli, senza alcun controllo né prevenzione. Per quale ragione un pacchetto di sigarette viene venduto solo ai maggiorenni e invece due confezioni di merendine le può comprare chiunque? Ma si potrebbe dire lo stesso delle bevande zuccherate e colorate che affollano gli scaffali e che sgorgano nell'immaginario collettivo da un sottile continuo bombardamento pubblicitario. Il cibo altamente calorico industriale andrebbe confinato in aree dedicate dei supermercati, una "zona rossa" che abbia due scopi: il primo è impedire che vi accedano minori, il secondo spingere gli adulti ad una nuova consapevolezza dei danni che certi preparati possono procurare all'organismo proprio e dei più piccoli. Oggi, invece, esponiamo i giovani senza alcuna remora ad una serie di stimoli destinati a produrre danni. Potremmo iniziare a ritenere che sia il caso di cambiare strada. La foto qui accanto dovrebbe far inorridire tutti. Guardandola, viene da chiedersi che cosa stiamo facendo a noi stessi e al nostro futuro.

Tutto questo, va da sé, andrebbe raccordato ad una profonda ristrutturazione dell'intero approccio scolastico all'attività fisica. Questa dovrebbe essere il cuore e l'inizio di ogni giornata di studio in ogni livello e in ogni istituto. Ma non ci sono le strutture, non c'è nessun programma ministeriale a questo proposito e, appunto, la comprensione italiana dell'importanza del movimento e dello sport è rimasta a quella che si aveva sul finire del 19esimo secolo. Nell'attesa di un tardivo risveglio nazionale, comunque, le due iniziative qui sopra sono a portata, perché ovvie e perché non prevedono significativi accolli di spesa da parte dello Stato.

Quando i grandi media vi diranno che sono aumentati i bambini obesi, che c'è una epidemia e che non si capisce come mai, quando vedrete l'ennesimo ministro della Salute in Tv cadere dalle nuvole sull'argomento e un qualche medico ministeriale annuire gravemente, chiedetevi cosa abbiano fatto per porre un argine al fenomeno.

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