lunedì 20 gennaio 2014

L'orgoglio ciccione? Una sciocchezza da superare

Prima ci hanno detto che facevamo ribrezzo, poi abbiamo urlato che invece siamo fichissimi. Ora basta. Iniziamo invece a usare la testa



Se un ciccione mi dice "il corpo è mio e lo gestisco io", io chino la testa da un lato. Sono ovviamente d'accordo con lui ma mi rendo conto che è una comunicazione militante che serve a poco. A nessuno, probabilmente. O forse solo a lui.

Come si diceva qualche giorno fa con alcuni attivisti HAES statunitensi, il fronte della guerra contro il dietismo si interseca inevitabilmente con la spinta per un mondo migliore, fatto di inclusione, accettazione e vita, e in questo conflitto in cui buio e luce si fronteggiano, l'atteggiamento - passatemelo - veterofemminista di un certo genere di "orgoglio ciccione" è fallimentare.

Viviamo in un mondo che per lunghi decenni e ancor oggi ha dato enorme spazio al dietismo: l'industria di settore e il suo indotto rappresentano uno dei maggiori comparti "produttivi" in tutto l'Occidente. Un mondo nel quale tutti i media hanno contribuito a formare la "pubblica idea" - non certo opinione, perché quella richiede pensiero critico - che associa l'obesità alla malattia e l'obeso al malato. Questi, a differenza di una serie di altri malati, nell'idea popolare può però guarire e se non lo fa è perché non ce la fa o è un pazzo. A fronte di un muro di convinzioni e pregiudizi, l'orgoglio ciccione è un sassolino isterizzato che se va bene non si frantuma all'impatto, è inutile e controproducente.

L'unica via è quella del dialogo, che si è dimostrata vincente negli Stati Uniti, dove HAES ora è un acronimo riconosciuto in tutti i dibattiti seri sull'obesità e che ha iniziato a penetrare le politiche pubbliche negli ultimi due o tre anni. E questo perché etichettare con "orgoglio ciccione" chi si permette di criticare il dietismo ormai non funziona più, sia perché chi scopre HAES non lo lascia più, sia perché in ballo c'è la vita di tantissimi cicci e cicce e, sassolino dopo sassolino, il nuovo messaggio sta passando.

Nelle lettere che di tanto in tanto ricevo dai frequentatori italiani del blog, sono invece continui i riferimenti se non proprio all'"orgoglio ciccione" ad espressioni anche più colorite ma fuorvianti, come "w la ciccia" o "viva la pancia". Questo vuol dire che chi si prende la briga di scrivermi (cosa che apprezzo enormemente, sia chiaro) a volte si ferma ad una rapida lettura del primo articolo che trova, o magari si ferma al titolo del blog. E questo perché il dibattito "dimagrimento/obesità" ha fin qui avuto solo due attori e si dà quindi per scontato che essendo contro il dietismo si debba per forza essere "ciccioni e orgoglioni", come dice qualcuno.

Ecco, potremmo dire che la vera sfida per un blog HAES in Italia è quella di dar vita ad una terza fase. Dopo la prima fase dominata dal dietismo, nella seconda fase gli si sono contrapposte le urla inarticolate di chi dichiara il proprio orgoglio di essere quel che è. La terza fase è quella in cui alle urla si possono sostituire le riflessioni, scoprendo che opporsi al dietismo significa vivere, tutti, meglio e più in salute e magari, perché no?, dimagrire.

Sgombriamo quindi il campo da ogni equivoco. HAES (e questo blog) ha a che fare con l'orgoglio ciccione quanto un pettine bersaniano con le bambole calve.

(fonte foto)

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