domenica 19 gennaio 2014

A volte anche i magri son trattati come grassi



A volte persone magre mi dicono: "ma guarda che anche a me fanno dei commenti di disprezzo sul mio aspetto, su quanto sono invecchiata, sul fatto che potrei covare malattie per la mia magrezza eccessiva, sul fatto che non ho abbastanza seno e quindi non sono abbastanza femminile, mi hanno chiamata nei modi peggiori: maschiaccio, befana, prugna secca"; "ma guarda, che anch'io mi sono sentito discriminato per la mia magrezza perché a scuola ero quello secco e spilungone con gli occhiali, perché non avevo muscoli, perché con le mie gambe troppo magre sembravo un fenicottero, mi chiamavano finocchio, mi dicevano che non avevo il fiato per correre".

A volte anche le persone magre vengono discriminate, pare impossibile in un mondo che considera la magrezza come un insieme di qualità, le migliori e le più apprezzabili nel nostro sistema industriale e post industriale che supera la lentezza di quello contadino più pingue e conservatore (si è magri perché produttivi, volonterosi, sani, forti, di carattere, operosi, giovani, scattanti, agili, abili in qualsiasi cosa, pieni di iniziativa e di amor proprio, insomma in una sola parola perfettamente inseribili nel processo produttivo e "di successo").

Vengono discriminate per quell'aspetto di magrezza "eccessiva" che può a loro dire rivelare qualcosa di negativo, legato comunque alla mancata produttività (anche se sei troppo magro puoi rompere le uova nel paniere: non lavorando, non producendo, o non rendendoti appetibile in maniera consumistica perché ti ammali, perché sei debole, perché sei esaurito o inabile al comando o deviato sessualmente), alla mancata adesione ai ruoli sessuali o alla mancata ostentazione di bellezza e di gioventù (le rughe tanto stigmatizzate) ovvero la spia che l'utilità personale è terminata.

La cosa pazzesca è che a farti questi appunti non siano direttamente i padroni, delegano questo compito a specialisti veri o improvvisati, imbonitori televisivi, colleghi di lavoro, familiari, genitori che ammaestrano i figli a odiare i bambini "diversi", ovvero a tutti quei piccoli gendarmi del fascismo dell'aspetto fisico; così quando vorrai fare un colloquio o rimetterti in gioco, saprai già in partenza che ruolo giocare, se sei "socialmente accettabile", se puoi accettare soltanto un posto per pulire i bagni delle stazioni o fare un corso per diventare manager.

Molte persone, indipendentemente dalle loro reali qualità resteranno ai margini, altre non verranno nemmeno convocate, altre cadranno in depressione, altre ancora preferiranno rendersi invisibili, fino a sparire, fino a diventare clochard. Di fatto chi è considerato "socialmente accettabile" in base al suo aspetto fisico, ha sempre stipendi più alti e possibilità maggiori di carriera, specialmente per il sesso femminile questo è un dato discriminatorio innegabile.

E' vero, non sono discriminati soltanto cicci e ciccie, ma lo sono in maniera assolutamente speculare anche le persone "eccessivamente" magre. Dove il criterio di "troppo" non è mai un parere personale, ma collettivamente amorfo e privo di responsabilità.

Viviamo in una società complessa e contraddittoria, che non va in una sola direzione, ma su una cosa tutte e tutti concordano, cioè il fatto che l'aspetto fisico sia purtroppo determinante. Non tanto per ciò che è semplicemente, ma per quello che rappresenta nell'immaginario comune, per le qualità o i difetti che rappresenta anche se sono frutto di pregiudizi.

Pralina Tuttifrutti per CCD
(fonte foto)

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