venerdì 16 ottobre 2009

Multe per le fotografie ritoccate


La causa della bassa stima di sé di molti obesi e obese sarebbe dovuta secondo alcuni parlamentari al bombardamento di immagini ritoccate da parte dei media: ricomposte con Photoshop e altri software, fotografie di donne e uomini di bell'aspetto vengono alterate per dar loro l'apparenza di divinità irreali, creando così un immaginario di riferimento basato su standard fuori portata per gli umani che vedono e comprano. Da qui, questo il ragionamento, una serie di problematiche sociali: queste immagini rappresenterebbero una sorta di inganno ai danni dell'utente/cittadino/consumatore. Ne sono talmente convinti in Italia e in Francia che già c'è chi parla di sanzioni per chi non esplicita sull'immagine ritoccata che si tratta, appunto, di una fotografia alterata al computer.

Diosolosa quante volte ci siamo interrogati sull'incomprensibile rincorsa dei grandi della pubblicità ma anche spesso del cinema ad uno standard di bellezza che non è di questa terra, e quanto possano essere apprezzabili tentativi, come quelli condotti da numerosi stilisti, di combattere l'anoressia soprattutto tra le giovani donne combattendola, dopo decenni di silenzio, anche tra le modelle. Allo stesso modo sono apprezzabili tutti i tentativi destinati ad esaltare il valore della diversità, e nell'immaginario di noi tutti non mancano luoghi comuni sulla bellezza di donne e uomini, che emerge con un sorriso piuttosto che con uno sguardo particolare, tutti elementi che sfuggono, diciamo così, allo standard della perfezione contro cui certi parlamentari vogliono scagliarsi.

Sebbene insomma sia il primo a ritenere che sia importante promuovere una nuova cultura dell'immagine, più sana e meno prona al consumo, sono convinto che obbligare chi produce immagini a inserire un disclaimer ogni volta che queste vengono ritoccate sia ridicolo. E questo perché oggi non esiste un solo ambiente di settore (cinema, moda, pubblicità ecc.) in cui le immagini non vengano ritoccate. Imporre un disclaimer servirà soltanto a condizionare la creatività di fotografi, cineasti e pubblicitari, quando il concetto che sarebbe utile trasmettere al pubblico è assai più ampio e complesso. E' quello della diversità dell'aspetto, dei comportamenti e di ogni altro aspetto del comportamento umano come valore in sé.

Rispetto a sanzionare chi non scrive le avvertenze su medicinali che medicinali non sono è certamente più difficile impostare una vera campagna di comunicazione sugli aspetti che stanno a monte delle proposte di questi politici. Ma è lì che bisogna incidere, fare la differenza significa riuscire a riportare l'individuo al centro, le sue scelte e il suo modo di essere, disaggregando e disperdendo per quanto possibile l'immaginario unico determinato da un mercato che non ha alcun interesse a porsi domande di ordine umanistico. Lì si può e si deve intervenire, a meno che non si veda un futuro radioso in una società di esseri telecomandati dalla pubblicità o dalle fotografie: queste proposte di legge possono forse servire a cambiare canale ma certo non a disgrerare condizionamenti di massa realizzati e promossi al solo fine di aumentare i fatturati, senza nessuna coscienza, consapevolezza o interesse degli effetti sociali che si vengono così a creare. Tra questi, ahinoi, anche la discriminazione contro gli obesi, vera piaga quotidiana per un numero sempre più elevato di individui.


fonte: Telegraph

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