mercoledì 10 marzo 2010

I batteri dell'obesità e il pregiudizio

Lungi da me voler trasformare C.C.D. in una rubrica sulla ricerca scientifica alle prese con l'obesità, ma la quantità di luoghi comuni che circolano ovunque, basta un rapido giro in rete per rendersene conto se non bastasse la "real life", impone di dare spazio a quegli studi che dimostrano l'infondatezza di prese di posizione ed insulti che si riversano sugli obesi in mezzo mondo. L'ultima novità è uno studio pubblicato su Science che mette in chiaro come le alterazioni della flora batterica intestinale possano influenzare il peso e l'appetito.

Da quanto si apprende, i batteri che contribuiscono alla digestione se non correttamente regolati dall'organismo possono dare adito ad infiammazioni locali che a loro volta possono portare ad una condizione pre-diabetica e ad un appetito assai superiore alla norma.

I ricercatori della Emory University di Atlanta, negli States, hanno dichiarato: "Si dà per scontato che l'epidemia di obesità nel mondo sviluppato sia dovuta ad uno stile di vita sempre più sedentario e alla disponibilità di cibi a basso costo e ad alto contenuto calorico. In realtà, i nostri risultati indicano che il consumo eccessivo di calorie non è solo il risultato di abitudini alimentari errate perché i batteri intestinali contribuiscono a modificazioni nell'appetito e nel metabolismo".

La ricerca mette in evidenza come lo scarso funzionamento di una proteina fondamentale, TLR5, "una sorta di poliziotto di quartiere dell'intestino", possa provocare alterazioni che finiscono per produrre un appetito assai più elevato della media. Una sperimentazione condotta sui topi ha dimostrato che questa disfunzione spinge ad un introito alimentare superiore del 10 per cento e porta ad un peso del 20 per cento superiore alla media. E questa necessità alimentare non cambia anche se viene ridotta la quantità di cibo a disposizione.

Sebbene una disfunzione TLR5 sia destinata a colpire solo una piccola percentuale di popolazione, si somma ai guasti ambientali e alle trasformazioni genetiche nell'indicare nuove verità sulla condizione dell'obeso. E questo non può non avere conseguenze sull'approccio all'obesità, non solo da parte dei cittadini ma anche del Legislatore, spesso ancora condizionato dall'idea superficiale e diffusa a tutti i livelli secondo cui l'individuo obeso sarebbe una persona che non ha sufficienti capacità di autocontrollo.

Nessun commento:

Posta un commento