domenica 7 marzo 2010

L'orgoglio innovativo dei fatshionisti


La scusa è una visita a Flickr e alle belle gallerie dello storico gruppo Fatshionista ma è ad ogni modo doveroso parlare anche qui di quello che può essere considerato ormai un movimento culturale emergente, che ha la battaglia contro la discriminazione anticiccia nel suo DNA. Unione originale dei termini fat e fashion, potremmo definire fatshionista qualsiasi ambiente/gruppo/tendenza che non intenda rinunciare allo stile, o alla moda, ed anzi riporti al centro l'abbondanza delle forme, con la sua allegria e le sue diversità.

Una emancipazione anche terminologica: nel mondo anglosassone, il termine "fat", grasso, va diventando una parola che non fa più paura, una definizione neutra che può essere abbracciata con orgoglio e sintomo di una diversità entusiasmante. Se si pensa a quello che accade in Italia con termini equivalenti, da "obeso" a "grasso", non si può che prendere tristemente atto del ritardo culturale italiano.

Alla crescente centralità della fattità accennava solo poche settimane fa il Guardian britannico (Young, Fat and Fabolous), sottolineando come ci si trovi probabilmente dinanzi al confluire di più fenomeni: da un lato una maggiore ampiezza di vedute nel mondo della moda, caratterizzata da una segmentazione progressiva e da una specializzazione che stanno cambiando l'industria, dall'altro l'espansione della cosiddetta "fat-o-sphere", termine che potremmo tradurre con "cicciosfera", che descrive l'insieme delle voci, blog e siti web, che parlano e discutono di Size Acceptance e libertà dimensionale, proprio come il blog di Ciccioni contro la discriminazione.

Ed ecco quindi che alla spensieratezza delle gallerie di Flickr si accostano numerosi blog personali che uniscono una cosa all'altra, da Fat Girls like nice clothes too a, appunto, Young, Fat and Fabolous, per citarne due che raccolgono l'eredità di Fatshionista, il blog o Shapely Prose.

Non c'è evidentemente soltanto il desiderio di occupare uno spazio ma di farlo innovando, in un mondo che spesso dimentica le grandi taglie o le ricorda ipocritamente solo per ragioni di convenienza, e che soprattutto non associa alle dimensionalità maggiorate criteri di bellezza, tendenza e creatività. Qualcosa deve cambiare, e forse sta già cambiando. Tanto più, come ha sottolineato la psicologa Susie Orbach ("Bodies"), che siamo bombardati da immagini di donne molto magre, tanto che molti si rovinano la vita inseguendo quel modello spesso irreale, quando invece "se noi vedessimo immagini non solo di donne grasse ma di donne di ogni forma non staremmo sempre più a tentare di raggiungere una forma diversa. Non vorremmo cambiare la nostra, ci sentiremmo rappresentati e quindi ci focalizzeremo su altri aspetti della nostra vita".

Come a dire, cioè, che uno "style" ciccione, mescolato a quello mainstream, potrebbe portare ad una vita più serena e felice per tantissimi, uomini e donne che siano, rimuovendo dal nostro immaginario ideali fantastici e fonte di dolore per così tanti. Una piccola ma grossa rivoluzione culturale, tanto urgente quanto necessaria e, cosa ancora più importante, già iniziata.

1 commento:

  1. Questo vale anche per molti altri mica solo per chi è grasso, ad esempio i portatori di handicap o di certe malformazioni, siamo abituati a considerare mostri tutti quelli che non siamo abituati a vedere...

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