sabato 15 maggio 2010

Ciccia e ciccio sono intelligenti

C'è una sorta di ritornello che vedo citare dai sempre più numerosi interlocutori di Cicciones, quello secondo cui parlare con un'obesa o un obeso di accettazione di quello che siamo significa metterla/o sulla cattiva strada, ossia allontanarlo da una ipotetica "cura" o "soluzione" della sua condizione.

Credo sia una posizione massimalista e paternalistica difficilmente condivisibile. In Italia ciccia e ciccio hanno ogni possibilità di accedere alle informazioni sugli aspetti clinici dell'obesità, i propri medici di famiglia sono istruiti per fare ogni genere di pressione per spingerli a dimagrire, la pubblicità, i media, ogni genere di output televisivo, cinematografico ecc ecc promuove la magrezza quale salvifica ricetta per una vita lunga, felice, attiva e in salute.

Questo non significa che sia un percorso in discesa quello di chi vuole trasformare se stessa/o, né che non possano esservi conseguenze drammatiche di diete malpensate o chirurgie eseguite in modo discutibile, significa però che se ciccia o ciccio decidono di seguire quella strada hanno più di un mezzo per informarsi, studiare, parlare e scegliere.

Quello che rimane è, appunto, la possibilità di scegliere. Chiunque può decidere di cambiare qualcosa di sé che trova poco opportuno, c'è chi lavora sul proprio carattere chi sulla dimensione del proprio naso, per dirne due, ma di certo c'è anche chi può decidere l'esatto contrario, e trasformare quella sua caratteristica che altri troverebbero impropria in un proprio punto di forza, o semplicemente non farci caso.

In altre parole, può scegliere di accettarsi, producendo per sé una maggiore serenità, una più intensa vita sociale e professionale e, di conseguenza, una salute probabilmente migliore.

La battaglia che si gioca sull'obesità oggi non è quale dieta o quale chirurgia intraprendere, è quella di ricordare a noi stessi che possiamo essere donne e uomini liberi, possiamo prendere sulle nostre spalle le responsabilità della nostra esistenza e, dunque, possiamo scegliere.

6 commenti:

  1. Non capisco l'assunto di fondo di questo blog.
    Mi pare il figlio del relativismo più sfrenato e l'antitesi del buon senso.
    Se l'essere pingue non mi da alcun vantaggio rispetto ad essere magro, perché dovrei razionalmente scegliere di non dimagrire? Potrei non riuscirci o essere impegnato in altre cose, ma perché dovrei a priori escludere un dimagrimento, che è in sé migliorativo almeno di alcuni aspetti?
    So che qui non si parla di relativismo, ma vi invito a leggere R. Boudon, Elogio del senso comune, Rubbettino.

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  2. La risposta è questa: "L'idea, cioè, non è sottoporsi a diete per dimagrire o reprimere i propri istinti per cercare di adeguarsi a modelli alimentari quanto invece far tesoro della propria unicità e specificità, utilizzando la serenità che ne consegue in modo produttivo e progressivo, incrementando ad esempio l'esercizio fisico. Un passo importante è abbandonare le tradizionali restrizioni alimentari ri-educandosi ad un approccio col cibo basato sulle proprie reali esigenze, di gusto e di vita".
    Se è così, significa che bastano due domandine per far crollare un'elefantiaca ed ingegnosa costruzione.
    Mi sento quasi un Socrate (dei poveri, naturalmente).

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Mahh non credo che quando si parla di Size Acceptance si parli di impedimenti a dimagrire. E' esattamente il contrario. Dalla Size Acceptance nasce HAES (vedi post in merito), ossia un approccio che toglie di mezzo le condanne e punta su una nuova serenità per fare tutte le scelte che si ritengono necessarie.
    Questo anche (e certo non solo) in relazione al fatto che gli approcci tradizionali sono perlopiù fallimentari e/o pericolosi.

    Soprattutto, dimagrire o meno è una questione del tutto privata, riguarda le scelte dell'individuo, il suo rapporto con il proprio medico ecc ecc. Tutte cose sulle quali nessuno può sindacare, anche se lo fanno lo stesso ;)

    La discriminazione, invece, è una faccenda culturale e politica.

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  5. Ho letto. Mi dispiace, ma non trovo risposta alle mie domande, molto dirette e forse addirittura pedestri.
    Perché invece che rispondere ad una semplice domanda pervertite la logica sollevando una coltre di fumo?
    Se intuisco qualcosa di sensato sulle "scelte dell'individuo" che menziona Paolo, confermo che le vostre posizioni sono espressione del più radicale relativismo. E quindi né io, né Boudon, né Kant saremo mai d'accordo! Buon divertimento!

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  6. Avevo lasciato un commento ma preferisco la sintesi di Paolo :)

    L'anonimo forse astrae troppo, semplifica molto la questione; non credo esistano concetti da raggiungere ("grasso", "magro") ma condizioni da mantenere, in questo caso non credo si possa prescindere dall'empirismo

    A volte non si deve scegliere tra essere grassi o essere magri, ma tra vivere grassi e vivere come dei detenuti di Auschwitz. Penso lo si faccia con razionalità.
    Comunque il consiglio di lettura lo raccolgo volentieri :D

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