giovedì 13 maggio 2010

Il bullo aggredisce il bimbo obeso. Silenziosamente.


Con stupore e meraviglia ho visto nei giorni scorsi che alcuni giornali italiani, pochissimi ma più di uno, si sono occupati dell'indagine che negli Stati Uniti ha ancora una volta messo in luce quanto pesanti siano gli atti di bullismo contro i bambini ciccioni.

Dico meraviglia perché in Italia non solo i media non si occupano della cosa fino a quando non diventa un fatto di cronaca drammatico abbastanza da far spettacolo, ma anche a livello istituzionale, statistico e di ricerca il silenzio è pressoché assoluto, come se da noi certe cose non accadessero. Sapere che negli Stati Uniti guardano al fenomeno con preoccupazione per il momento non sembra ancora aver fatto suonare campanelli in Italia, là dove l'obesità viene studiata e la discriminazione completamente dimenticata.

Nello specifico La Stampa riportava i dati:
La dottoressa Julie C. Lumeng e colleghi analizzando i dati per scoprire se vi fosse un nesso tra gli abusi da parte dei bulli e il peso dei bambini, hanno rilevato che proprio i bambini obesi avevano il 63% di probabilità in più di essere vittime del bullismo quando frequentavano le classi superiori della scuola primaria rispetto ai coetanei di peso normale.
Sono 821 i bimbi coinvolti nella ricerca, ed insieme a loro insegnanti e genitori. Si tratta di bambini che presentano comportamenti ansiosi e che per questo, e per una sorta di depressione rinnovata quotidianamente proprio a scuola, sono finiti sotto la lente di ingrandimento.

Non ho idea quanto si dovrà attendere perché nelle statistiche ufficiali dell'obesità in Italia faccia capolino il fenomeno della discriminazione. Se da adulti si perde un posto di lavoro o un'assicurazione sanitaria o un volo, da bambini si è molto più vulnerabili e si può perdere per la forma del proprio corpo la curiosità, la scoperta, la socialità e quell'insieme di condizioni psicologiche destinate in molti casi a forgiare il carattere, le ambizioni e la qualità della vita dell'individuo.

6 commenti:

  1. Anche questa volta, Paolo, hai toccato un tasto dolente.
    Per me il periodo peggiore è stato quello delle elementari. Ero grande e grossa, più alta della media dei miei compagnucci, e sicuramente anche più cicciona. Odio il termine cicciona. Lo odio da allora. Sto imparando a rivalutarlo ora, che per la prima volta nella mia vita mi sento in grado di pronunciarlo senza vergogna, dopo che tanta ne ho provata negli anni dell'innocenza, quando ogni bambino ha diritto a vivere con serenità. Ho già accennato alla mia storia personale in vari altri post legati alla discriminazione dell'obeso, ora vi racconto di più, parlo di una bambina di 7-8 anni, che viene accerchiata all'intervallo, nel giardino della scuola, ricoperta da insulti da piccoli stronzetti che gli adulti educano male e che altrimenti sarebbero angioletti, viene PICCHIATA per la sua grassezza, perchè ancora non era obesità.
    E la piccola Ale, quella fotocopia di me con sedici anni di meno che fa? Non lo dice alla maestra, l'ha già fatto ed ha ottenuto una nota sul diario, non lo dice neanche a mamma, perchè ormai ha una corazza, crede di essere forte abbastanza da reggere, si sfoga sul cibo. Mangia ogni qual volta può, sviluppa ciò che viene classificato come "fame nervosa".
    E lievita, inevitabilmente. Lievita.

    Ecco come è nata la mia di obesità, ecco perchè ora litigo con la bilancia, ecco perchè ora sono quello che sono. Perchè a suon di merendine la bimba ha fatto la corazza, nel frattempo è cresciuta ed ha conosciuto il valore della tolleranza, dell'amicizia.

    Ringrazierò in vita quei bimbi maleducati. E' grazie a loro che ho imparato a difendermi. Piango ancora se ripenso a quella bambina. E' grazie a loro che ora so come educherò i miei figli.

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  2. @Alexia, mi dispiace che alla te stessa bambina sia toccata quell'esperienza schifosa.
    Bisognerebbe fare qualcosa per evitarne di simili ai bambini grassi di oggi e domani... (certo educare i nostri al rispetto sarà già sicuramente più di quello che fanno molti genitori)

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  3. @Layla

    Il vero problema è che i bimbi peggiorano, con il peggiorare dei genitori.
    Qualche settimana fa ho partecipato ad una gita organizzata, a cui partecipava anche un bimbo, che chiamerò Luca per comodità.
    Luca è figlio di un amico di mio padre, lo conosco, è un bimbo viziato, grassoccio, e onestamente per quel suo essere viziato non l'ho mai sopportato più di tanto.
    Tornando dalla suddetta gita si è fatta una pausa, per mangiare qualcosa e fumare un paio di sigarette. Io sono rimasta, con mio marito e degli amici, sul bus, distrutta dalla camminata. Con noi sul bus c'era Luca, ed altri tre ragazzini, età media 10 anni.
    Nonostante i padri dei ragazzini si alternassero su e giù dal bus per controllarli ho sentito di quegli insulti nei confronti di Luca che neanche io che ormai sono adulta mi permetterei mai di pronunciare, nei confronti di nessuno.
    In un oretta circa di sosta ho sentito un solo, blandissimo richiamo da parte del padre di uno di sti maleducati, richiamo che, effettivamente, pareva fatto più per paura del giudizio di noi che stavamo sul bus che per reale convinzione che il figlio stesse facendo qualcosa di sbagliato.

    Parliamo di padri sulla quarantina, quindi persone giovani. Come possono venir su figli migliori da padri del genere? Finchè c'è questo menefreghismo, questo voler a tutti i costi pretendere che il proprio figlio sia il santo della situazione?
    Io una volta sola presi in giro una persona, ero piccola, avrò avuto si e no 7 anni. Ricordo il manrovescio che mia madre mi diede.
    Non sono per la violenza, sia chiaro, ma sono convinta che un paio di schiaffi al bisogno servano ancora, nonostante la società si stia convincendo del contrario.

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  4. @Alexia
    sono totalmente solidale, quand'ero piccolo non sono andato oltre il ricevere spintonate e sputi da un gruppetto di ragazzini, o qualche insulto nell'ora di ginnastica o quando facevo arti marziali. Più avanti ricordo gli imbarazzi per le battute gratuite di un prof di liceo a cui proprio non andava giu' di avere in classe un ragazzone di 110 chili.

    L'assenza degli adulti "educatori" è spesso totale e, quando si parla di obesità scatti credo anche là quella sorta di compiacenza diffusa per cui se uno offende una cicciona o un ciccione sa di poter contare sulla sostanziale complicità degli altri.
    :-(((

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  5. Va peraltro segnalato che molti bambini maschi sovrappeso, grazie alla loro mole, spesso sono autori di vessazioni nei confronti dei compagni più piccoli.
    Senza che il partito degli indietro con la crescita abbia mai intentato alcuna azione partigiana...
    Si tratta di un'esperienza piuttosto diffusa, che d'altra parte è oggetto di una sterminata filmografia.
    Ovviamente è quella filmografia che detta/deriva da una cultura discriminatoria etc, etc.

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  6. Anonimo: a quasi tutte le persone obese è capitato almeno un episodio di discriminazione a scuola. (episodio indimenticabile, umiliante, o tranquillamente archiviato senza danni)

    La stessa preoccupante regolarità non è presente nel caso dei bulli in sovrappeso. I bulli ci sono anche tra i bambini cicci, ma non è una costante.
    Mentre trasformare il bambino ciccio in vittima è la regola alquanto inutile e dannosa.

    Il bullismo comunque va condannato sempre, anche se arriva da un bambino grasso, non ho intenzione di farmene una ragione

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