martedì 26 novembre 2013

Basta con gli insulti ai ciccioni. Alziamo la testa

Non che abbia le idee chiarissime ma la domanda è importante: quanto conta indignarsi di fronte ad una offesa, un insulto, una battuta sgradevole? Come reagiamo, oggi, quando ci troviamo con qualcuno che si comporta in questo modo rispetto ad una donna, ad un omosessuale o a uno straniero? E reagiamo allo stesso modo quando ad essere preso in mezzo è un obeso? E, se non lo facciamo, perché accade? Non abbiamo qualcosa da rimproverare a noi stessi?

Quel che mi chiedo, insomma, è se la reazione che abbiamo quando siamo testimoni di una discriminazione razzista o sessista sia la stessa quando si parla di cicce e cicci. La mia sensazione è che ci sia una differenza sostanziale e che, come dimostra la ricerca medica, questo renda tutto ancora più difficile agli obesi che vogliano cambiare, e magari dimagrire.

Indignarsi per la battuta infelice di un collega, un conoscente, ma anche di un amico o di un familiare, serve in linea generale a tre scopi di cui forse non siamo sempre consapevoli. Il primo è prendere le difese del soggetto aggredito con cui avvertiamo un senso di fratellanza o, quantomeno, di rispetto. Il secondo è prendere le distanze da quell'offesa, come per dire "io sono diverso, io non dico certe cose". Il terzo è insegnare a chi ha detto la bestialità del giorno che esiste un altro modo di pensare e di vedere le cose e, magari, spingerlo a rivedere i propri pregiudizi. Ma questo processo di reazione si innesca anche quando siamo di fronte ad una espressione di ostracismo o discriminazione dimensionale? E, se non accade, perché non accade?

La mia sensazione è che aggredire verbalmente un ciccione, o parlarne male dietro le sue spalle, sia ad oggi l'unico genere di aggressione che chi la compie sa di poter eseguire senza rischiare reprimende sociali significative. L'avversione per gli obesi è tanto diffusa in ogni ambito della nostra società, persino in molte famiglie, che l'autore di un gesto discriminante o irrispettoso, di un pettegolezzo o di un insulto sa che può contare su una sostanziale complicità di chi gli sta intorno. Al 99 per cento, cioè, può supporre che chi è con lui/lei nel momento dell'aggressione la pensi allo stesso modo, e quindi giù insulti, bullismi e via dicendo.

Come superare tutto questo? L'unica strada che vedo è continuare testardamente a "fare cultura", a raccontare le novità scientifiche che permettono di comprendere la complessità e l'ampiezza della questione obesità, a riportare le storie di obesi e obese nel mondo. Ma, forse, serve anche uno sforzo in più da parte di tutti coloro che già sono consapevoli di quanto intollerabile e pesante sia l'ostracismo sociale. Occorre reagire. Mai più stare in silenzio quando qualcuno viene preso di mira per la sua dimensione, mai più chiedersi cosa fare: occorre alzare la testa, alzarsi in piedi e affrontare l'autore o gli autori di una aggressione di questo tipo. Soprattutto, non dobbiamo perdonarla noi stessi. Non c'è nulla di innocente nel discriminare qualcuno e se teniamo alla persona che ostracizza, insulta o discrimina allora sarà bene fargli o farle notare quanto si sbaglia. E' ora di cambiare registro. O no?

(fonte immagine)

3 commenti:

  1. Ok ok insultare è sbagliato sempre ovvio. Ma dire che i grassoni che occupano due posti sulla metro sono innocenti non è sbagliato allora? Queste cose qualcuno le deve dire.

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  2. Innocenti e di che cosa mai sarebbe colpevoli di grazie?

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  3. Conosco gente che mangia un casino he si abbuffa come maiali e non c'ha la pancia Quindi è chiaro che non dipende SOLO da come mangiate ma ANCHE

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