giovedì 5 dicembre 2013

Cicciosità, mass media allo sbaraglio



Leggevo un titolo su Corriere.it nei giorni scorsi, "Obesi sani? Non esistono", e sono saltato sulla sedia. Ma come? Due settimane prima abbiamo saputo che l'obeso che fa esercizio è assai più in salute di un normopeso che non lo fa e ora ci dicono il contrario? A chi credere? E le cose stanno veramente così? Come se non bastasse, la stringatissima notizia dell'Ansa ricopiata dal Corriere non è altro che una porzione di un comunicato stampa di una rivista scientifica americana, ergo del tutto insoddisfacente per chi fosse davvero interessato alla cosa. In poche righe dà la percezione che l'obeso sia un malato, anche se basta approfondire la cosa per capire che le cose non stanno proprio così.

La questione ruota attorno ad una ricerca pubblicata da Annals of Internal Medicine, una meta-analisi che raffronta numerosi altri studi per tentare di capire se l'obesità o l'obeso con un metabolismo efficiente sia da considerarsi o meno "sano". Una questione dirimente, posto che proprio su quel "sano" si gioca l'attuale conflitto mondiale generale termonucleare tra i cicci e il resto del mondo. Secondo gli studiosi, non è possibile dire se un obeso che faccia attività fisica regolare sia sano o meno.

I ricercatori canadesi guidati dalla professoressa Caroline K. Kramer hanno infatti isolato i dati di decine di soggetti dai diversi studi presi in considerazione dividendoli prima per peso (normopeso, sovrappeso, obesità) e poi in due categorie principali, quelli con sindrome metabolica e quelli che, invece, mostravano un metabolismo normale. L'osservazione statistica ha dimostrato che il gruppo di chi soffriva di sindrome metabolica nel corso di dieci anni ha avuto pressoché le medesime conseguenze sulla salute indipendentemente dal proprio peso. Per chi invece non ne soffriva, i rischi sulla salute sono risultati più elevati tra gli obesi.

I ricercatori hanno anche specificato di non aver potuto tracciare la "storia" dei soggetti presi in considerazione (ad esempio per sapere se un obeso era obeso da sempre o se lo è stato per tutti gli anni presi in considerazione) e loro stessi dichiarano che questo può influenzare i risultati. Inoltre, al contrario dello studio già citato su queste pagine nelle scorse settimane, non è stata fatta alcuna rilevazione riguardo all'attività fisica dei soggetti, e questo sebbene l'ente finanziatore di questo ultimo studio, il "Mount Sinai Hospital" canadese, abbia nelle sue schede anti-diabete un riferimento molto esplicito proprio al movimento fisico.

Come noto, secondo l'approccio HAES, secondo lo studio di qualche settimana fa e secondo tutte le ricerche che si stanno affastellando una sull'altra intorno all'obesità, ciò che distingue lo stato di salute nella popolazione è sempre più considerato l'esercizio fisico. Tanto che una ciccia o un ciccio che facciano regolare attività fisica sono normalmente considerati più sani di un normopeso che non faccia movimento. Questo studio non prende in alcuna considerazione l'esercizio fisico o quel "fat but fit" che oggi in modo sempre più evidente fa la differenza. Persino la rivista che ha pubblicato lo studio citato dai media nazionali in un editoriale sottolinea la mancanza di qualsiasi valutazione sulla salute cardiovascolare.

Mentre è facile comprendere la notizia per come è apparsa su Corriere.it, perché siamo abituati all'assoluta superficialità con cui la stampa nazionale tratta la questione obesità, più difficile è comprendere perché mentre leggevo quell'articolo il 46 per cento di coloro che dopo averlo letto hanno cliccato su "cosa provi dopo aver letto questo articolo" abbia scelto soddisfatto. Temo che sia l'ennesimo segno di come una informazione parziale, claudicante, priva di elementi di background e di ricerca, prodotta senza alcuna conoscenza dell'argomento, riesca comunque a penetrare nella mente di chi legge, soprattutto se cavalca gli odiosi ultradecennali pregiudizi che circondano l'obesità.

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