lunedì 16 dicembre 2013

Le giovani grasse sono un po' tonte

Getta molta verdura sul fuoco un controverso studio pubblicato in questi giorni da Pediatric Obesity sul Wiley Online Journal, ricerca secondo cui i bambini e gli adolescenti ciccioni sono tendenzialmente meno intelligenti dei normopeso, un divario ancora più ampio se si parla di genere femminile e soprattutto nelle classi meno abbienti della popolazione.

Non è la prima volta che viene diffuso uno studio secondo cui un giovane obeso ha un "quoziente intellettivo" (QI) tendenzialmente ridotto, è la prima volta però dei ricercatori sostengono che siano le giovani donne ad essere particolarmente svantaggiate quando obese in età giovanile. In tutti i casi questi sono studi condotti in Israele, uno dei paesi a più alta produzione di rilevazioni sull'obesità giovanile.

Stando alle rilevazioni appena pubblicate l'attività motoria tende a ridurre le differenze nel quoziente intellettivo tra le diverse classi di peso, ma questo vale più per i maschi che per le femmine.

Un altro risultato della rilevazione indicherebbe che l'associazione obesità/minore intelligenza sia più sviluppata nelle classi economicamente e socialmente più deboli.

I ricercatori dichiarano di aver usato per la propria rilevazione i dati forniti dall'Esercito militare Israeliano relativi a 235.663 adolescenti maschi e 169.259 femmine. Da questi dati emergerebbe che un QI basso è una volta e mezzo più probabile sia riscontrato in un ragazzo obeso piuttosto che in uno normopeso, probabilità che aumenta in modo significativo quando si parla di ragazze. Quando si esamina chi proviene dai ceti meno abbienti e fa attività motoria il rischio di un'associazione obesità/QI basso si riduce di qualche punto percentuale, soprattutto tra i maschi.

"La scoperta - dicono i ricercatori - suggerisce che un basso QI sia associato ad una più alta probabilità di obesità, specialmente nelle adolescenti donne e soprattutto quando connesso allo status socioeconomico. L'attività fisica ha un effetto calmierante su questa relazione, ma più per i maschi che per le femmine. Le misure di salute pubblica per diminuire l'obesità dovrebbero quindi focalizzarsi su questi gruppi della popolazione".

Il punto nodale di questa ricerca, che la rende controversa più di ogni altra considerazione, è evidentemente il fatidico "Quoziente Intellettivo". Come noto anche in Italia le Forze Armate sottopongono i propri militari ai cosiddetti "test di intelligenza", ma pubblicamente c'è una forte resistenza a parlare di QI, in quanto è ormai assodato nella comunità scientifica che di intelligenze ne esistono molte e differenziate. L'uso di questi test è peraltro assai più diffuso nel mondo anglosassone. In molti ritengono che più che di intelligenza si dovrebbe parlare di predisposizioni e attitudini, elementi su cui la provenienza familiare e la propria socialità può incidere profondamente.

Va da sé che la questione rimane aperta, ma non è certo la prima volta che la passione per il QI dei ricercatori israeliani finisce sotto i riflettori. Speriamo soltanto che non si traduca in ulteriore benzina per il pregiudizio normoforma che così gravi danni provoca a tutte le latitudini.
(fonte foto)

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