sabato 18 gennaio 2014

Se smetti di fumare puoi anche smettere di esser grasso



"Vorrei dire che io solidarizzo con il fatto che non bisogna attaccare le persone obese ma continuo a pensare anche che se uno ha la volontà per farlo... Come si smette di fumare si può anche smettere di ingrassare no? A volte penso che cerchiamo delle scuse - Valeria (Ravenna)"

Lascia che ti ringrazi Valeria per la tua lettera a cui ho già risposto in privato e che mi sono sentito autorizzato a citare in queste poche righe. Quello che sollevi è uno dei problemi di sempre. Quando si parla di alimentazione con qualcuno che dal punto di vista professionale dovrebbe essere molto informato, ad esempio un medico, capita spesso e volentieri che venga fuori la storia del fumo, delle sigarette. In realtà tra approccio al cibo e approccio al fumo di simile c'è solo che sia "cibo" che "fumo" sono parole di quattro lettere.

L'argomento però è importante perché la credenza che si tratti in entrambi i casi di un vizio in realtà svaluta ulteriormente gli obesi agli occhi di chi certo può fare a meno di altre scuse per aggredirli, isolarli, licenziarli. La discriminazione ai danni di cicce e cicci si fonda su tante diverse variabili e anche tante credenze popolari. Questa è una di quelle.

Il vizio del fumo, cioè l'impulso ossessivo ad aspirare da sigarette o altro con una certa regolarità se non addirittura con frequenza, può avere molte diverse cause di insorgenza. Gli esperti perlopiù parlano di "peer pressure", ossia di un comportamento che nasce dall'imitazione dei coetanei e dal desiderio di venire accettati all'interno di un gruppo. Di certo non è una eventualità che copre tutti i fumatori, ma le statistiche per chi inizia a fumare in età giovanile, ossia la gran parte dei fumatori, riferiscono questo tipo di punto di partenza. L'insorgere della dipendenza è probabilmente dovuta ad un fattore chimico, ossia l'attivazione di recettori che danno soddisfazione al fumatore. Se si continua a fumare nella vita le ragioni per cui si fa sono le più varie ma, a parte alcuni rari casi, chi fuma riconosce di esserne fondamentalmente dipendente.
Uscire da una dipendenza che è tanto fisica quanto psicologica, che "veste" una quantità di momenti della propria giornata, che è la corona in testa a lunghe attese, traffico, stress e via dicendo, ecco uscire da tutto questo non è facile, è anzi difficilissimo. Ciò nonostante in molti ogni anno sono quelli che smettono di fumare, spesso diventando persino intolleranti al fumo.

Col cibo le cose cambiano. Il "disturbo alimentare", come viene rozzamente definito, assume molte diverse forme ed è in effetti assolutamente diverso per ogni individuo. Le cause ambientali e psicologiche si sommano a quelle genetiche nel creare una complessità di cui la scienza fatica ancora a venire a capo. Perché proviamo appetito e da cosa dipenda, quali ricettori ne siano coinvolti e in quale modo, quanto incida la capacità di lavoro dei batteri intestinali e via dicendo, sono tutte domande su caratteristiche biologiche individuali a cui dobbiamo ancora dare risposte certe.
In più, l'obesità, che è anche una caratteristica della forma del corpo di un individuo ed è quindi un aspetto decisivo della sua interazione sociale, col tempo diventa parte dell'identità della persona. Uscire dall'obesità, ormai lo sappiamo, non è più considerato necessario per star bene, a patto che si trovi un nuovo equilibrio gioioso e vitale che includa anche il piacere del movimento fisico. Da lì può derivare un approccio più equilibrato all'alimentazione. Ma se anche si vuole dimagrire a tutti i costi, magari perché ancora non si sono fatte e fallite abbastanza diete per capire che non funzionano, è tutto molto più difficile rispetto ad un fumatore che voglia smettere di fumare. Il fumatore, infatti, può decidere in qualsiasi momento di eliminare le sigarette dalla propria vita. Smettere di comprarle. L'aspirante magro, invece, deve in ogni caso tutti i giorni continuare a mangiare. Un conto è cessare un'abitudine che fa male al proprio organismo, un altro è trasformare il modo in cui ci si avvicina al cibo con cui in ogni caso bisogna avere a che fare.

Potremmo sintetizzare dicendo che il fumatore pentito, che vuole smettere, si trova a fronteggiare dolorosamente l'assenza di una serie di ritualità a cui era abituato (comprare le sigarette, accenderle, acquistare accendini, innamorarsi di un certo posacenere ecc.), l'aspirante magro invece viene normalmente posto dinanzi a cibo che non gli garantisce la gratificazione a cui era abituato precedentemente, ma è pur sempre cibo. E' come dover smettere di fumare accendendo però le sigarette degli amici e guardarli mentre aspirano. Per questo Valeria - sperando che tu abbia avuto la pazienza di leggermi fin qui - occorre aggirare il problema, e per questo è nato questo blog. E' infatti necessario comprendere le caratteristiche identitarie dell'obesità per poter capire di cosa parliamo quando parliamo di forme molteplici dell'umanità e quanto sia importante per la salute pubblica, persino per la sopravvivenza, combattere la discriminazione.

Un caro saluto,
Paolo
(fonte foto)

ps. proprio ieri Regan Chastain ha pubblicato un suo intervento che tocca molto da vicino questo stesso argomento, a questo indirizzo. Direi che delle molte cose interessanti che dice, ai nostri discorsi Regan aggiunge due elementi importanti che sottolineano le differenza tra fumo e cicciosità:
- Stigmatizzare chi fuma vuol dire stigmatizzare chi ha una abitudine, farlo con chi è ciccione significa stimgatizzare qualcuno per quello che è.
- Perdere un'abitudine significa smettere di fumare, perdere peso significa cambiare la forma del proprio corpo.
- Il fumo è collegato direttamente allo stato di salute, l'obesità viene correlata alla salute. Chi smette di fumare migliora la propria salute, chi dimagrisce ancora semplicemente non si sa, si sa solo che pochissimi riescono a dimagrire senza danneggiare la propria salute.

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