domenica 26 gennaio 2014

Binge eating, io ne sono uscita così

L'alimentazione compulsiva non è una maledizione. Risolverla può significare cambiare tutto. O aver cambiato tutto. L'esperienza di C.



Qualche giorno fa parlavamo di Alimentazione Compulsiva e nei commenti C. ha postato la propria storia che mi sembra molto utile ripubblicare in evidenza per chi non avesse avuto modo di leggerla. Eccola qui di seguito.

Quando vivevo con i miei mi capitava spesso di aprire il frigo o la dispensa senza un apparente motivo e mangiare la prima cosa che mi capitava davanti. Merendine? Ok. Salumi? Ok. Formaggio? Avanzi? Non parliamo poi dei dolci avanzati la domenica o di cioccolato e snack vari. A seguire c'era sempre un senso di colpa immenso e la promessa "è l'ultima volta!" puntualmente disattesa. Questa cosa è iniziata, mmm... Direi che è sempre esistita, non ricordo un giorno della mia vita in cui mi sia comportata diversamente, fin da quando ero bambina.

Da quando sono andata a vivere per conto mio, poco prima di sposarmi, e ho avuto il controllo di ciò che entra in casa, questo fenomeno si è drasticamente ridotto. Compro SOLO quello che mi serve giorno per giorno per cucinare, mi sono imposta un certo tipo di cucina e di alimentazione. Ho imparato a mangiare tante cose che prima non mangiavo, anche grazie alle indicazioni del nutrizionista che segue mio marito (e per riflesso anche me, visto che preparo io da mangiare).

Ogni tanto ci prendiamo delle libertà, ma una volta ogni tanto è un piacere e non più una sofferenza psicologica e fisica (perché abbuffarsi a me faceva stare male anche fisicamente, un malessere che ora non riesco più a sopportare).
Adesso peso meno di quanto pesassi a 14 anni e ho più del doppio degli anni. Per la prima volta nella mia vita sono normopeso (anche se proprio al limite) e non mi è sembrato nemmeno così difficile.

Perché non ci ho pensato prima? Non lo so. So solo che per più di metà della mia vita ho vissuto male, mi sono sentita inadeguata ed ostracizzata, ridicolizzata e trattata con sufficienza. Prima i miei genitori che da un lato mi criticavano o prendevano in giro per la mia forma fisica e dall'altro si mettevano di traverso ogni volta che tentavo di mangiare meglio e di impormi delle regole. Poi la famiglia di mio marito che ogni volta che mi vedeva stilava il bollettino del mio peso. Vivevo in uno stato totale di angoscia e delusione.

Da quando ho detto basta ad oggi sono passati 5 anni circa e 20 chili (12 persi da sola semplicemente cambiando abitudini, il resto negli ultimi mesi con il nutrizionista). Ho ancora la ciccia sulla pancia, sul sedere e sulle cosce, ma che importa? Potrei dimagrire ancora, ma non voglio, sto bene così anche se non rispecchio l'immagine della tipa magra e tonica. Mi sento ancora intimidita quando sono in mezzo ad altre persone, ma adesso sono io che voglio essere così come sono e non mi interessa più degli sguardi schifati delle altre persone.

Ah, chiudo il commento con due frasi pronunciate da due persone a me molto vicine.
"devi dimagrire ancora, così quando resti incinta non sembra e non diventi grossa"
"non restare incinta, ti prego, resta così come sei che ora stai proprio bene"
Quando si dice le priorità. ;) Per me sono loro i malati, non io.
C.
(fonte foto)

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