sabato 11 gennaio 2014

Se odi gli obesi, odi i bambini



Definire gli altri aiuta a definire se stessi, giudicarli rappresenta persino un brivido emozionale. Insultare e offendere qualcuno, o anche solo discriminarlo, può facilitare il compito nel dare un perimetro alla propria identità. Ed è questo uno dei meccanismi dell'odio che è più difficile scardinare. L'odio contro il diverso da sé puntella le proprie incertezze, e lo fa in un modo così immediato che per smontarlo dentro di sé si deve avere accesso ad un filtro ulteriore dato dalla cultura, dalla fede, dall'educazione. Tra i bambini, questo meccanismo è ancora più rilevante.

Perché lo dico? Perché qualche giorno fa leggevo questa intervista ad una celebre attrice statunitense, Whoopie Goldberg, che ha anche recitato in Star Trek. Le chiedevano appunto se in gioventù fosse stata una fan di Star Trek e lei ha risposto di sì, perché tra i protagonisti di quel telefilm c'era una donna di colore. "Per la prima volta - ha detto - ho capito che in futuro le persone di colore ci sarebbero state".

E' un'intervista che fa accendere più di una lampadina quando pensiamo a cicce e cicci. Solo pochi giorni fa Regan Chastain ci spiegava come sui media sia praticamente impossibile trovare un ciccio o una ciccia di successo, perché l'unico successo che viene ammesso per gli obesi è perdere peso. Ed è solo in questo contesto che alcuni di loro assurgono a protagonisti in innumerevoli show televisivi, spesso persino umilianti.

La conseguenza è che oggi, forse più di ieri, più di quando ero piccolo io, sui bambini pesano due diversi generi di messaggi, entrambi deleteri, messaggi che permeano il loro immaginario e la loro quotidianità, che entrano nelle loro vite e nella loro identità, predisponendoli ad una vita adulta infelice. Se gli adulti sono sotto assedio, i bambini, piccole e piccoli Whoopie, sono destinati a soffrirne molto di più.
Il primo "messaggio" è quello di sempre, quello appunto fondato sull'odio di cui parlavo prima: i bambini come delle spugne assorbono dai genitori e dagli adulti l'ostilità contro gli obesi e la manifestano a loro volta sui propri coetanei come strumento identitario.
Il secondo è quello a cui vengono sottoposti dai media, il fatto cioè che un individuo obeso è considerato pigro e incapace, e quindi che il futuro di un bambino ciccione non può che essere quello di un adulto depresso ed emarginato. Qualcuno ricorderà una celebre trasmissione tv nella quale i genitori venivano posti addirittura dinanzi all'immagine del proprio bambino obeso nel corso della sua vita, con un procedimento di morphing grafico proiettato anno per anno in qualche decennio: qualsiasi cosa pur di dimostrare che il bambino grasso è un malato e che da adulto, se non guarisce prima, diverrà un essere malato e brutto. E' probabile che gli ideatori di questa trasmissione trash ritengano che la prospettiva di diventare un fallito dovrebbe stimolare il bimbo a crescere normalmente.

Questo è solo un esempio del bombardamento concentrico a cui sono sottoposti i minori obesi, una situazione che la ricerca medica ha finalmente iniziato ad investigare riscontrando i danni psicologici della cronicizzazione psicologica dell'obesità nel bambino, e un aumento reale del rischio di obesità permanente.

Da dove iniziare? Da dove se non dal promuovere la presenza di cicce e cicci di successo nei media, dal lavorare per sgombrare il campo da equivoci? Anche la persona obesa può essere felice, ha diritto ad esserlo e spesso lo è, indipendentemente da ogni altra considerazione. Continuare a seguire i programmi tv che lucrano sulle disgrazie altrui, magari farli pure vedere ai bambini, introdurre media in casa senza un adeguato filtro critico... Sono innumerevoli i rischi per i bambini, e non certo solo per quelli obesi. Questi ultimi rischiano di sviluppare identità dimezzate, e gli altri di sviluppare la propria fondandola sull'ostilità per una minoranza.

Non solo, come avverte il celebre HAES blog Living400Lbs, è bene che i genitori sappiano che il proprio bambino o la propria bambina obesa potrebbero sì diventare adulti ciccioni ma, dopo anni di assedio anche in famiglia, non è detto che vogliano rimanere figli...
Un bambino non dovrebbe mai essere incolpato del proprio peso, non dovrebbe subire disquisizioni degli adulti sull'apparenza e sul peso, non bisognerebbe promettergli che se dimagrisse tutto diventerebbe più facile. E soprattutto non si dovrebbe mai trattare un figlio o una figlia obesi come qualcosa a cui occorra porre rimedio, a meno che non si voglia riempirli di complessi, sensi di colpa, e farne dei disadattati. Perché invece non focalizzarsi sulle loro migliori qualità, sulla capacità di risolvere problemi, di fare scelte, di sviluppare la propria personalità?

Essere genitori è sempre stato difficile, ma non è forse ancora più difficile esserlo oggi che l'odio non è più soltanto un propulsore identitario per personalità deboli ma è anche diventato ufficialmente uno strumento di business? Avete un figlio o una figlia ciccioni? Come vi comportate? Eravate bambini ciccioni? Come vi ricordate quegli anni?

(fonte foto)

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