C'è molto di bello e di impegnato in molte iniziative che vengono condotte sul territorio per l'educazione alimentare dei giovani. Molto, perché l'impegno è sempre grande, la mobilitazione di volontari, l'organizzazione degli eventi, il rapporto con le scuole coinvolte, il coinvolgimento dei ragazzi e dei genitori. E bello, anche, perché sono esempi di iniziative di "comunità" che consentono alle persone di conoscersi. Eppure prendendo l'ultima iniziativa in ordine di tempo, quella della Fondazione Umberto Veronesi, si continua a inciampare su un approccio datato all'obesità.
Come riportato dai giornali, da oggi parte a Terni il primo corso gratuito a cui parteciperanno centinaia di studenti. Come afferma la Fondazione stessa, mentre i bambini cucineranno cose sane con un divulgatore scientifico, in classe "le mamme imparano tante semplici regole per mettere in tavola piatti gustosissimi ma che fanno bene a tutti".
Non intendo soffermarmi sul luogo comune stantìo, quello che a cucinare in famiglia siano le sole mamme, quanto sul metodo. Sebbene vi siano il "molto" e il "bello" di cui parlavo prima, è un vero peccato che un'operazione di questo tipo venga considerata utile nella prevenzione dell'obesità.
L'idea degli organizzatori, cioè, è quella di diffondere nelle
La speranza, evidentemente, è che in futuro lodevoli sforzi come questi siano rivolti non più soltanto ad un aspetto meramente alimentare e ad un solo genere di famiglia, ma si armino di attenzione alle diversità e colpiscano al cuore la discriminazione, che incide sulla salute presente e futura dei giovani molto più di quanto possa fare un'alimentazione non perfettamente equilibrata.
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