giovedì 25 marzo 2010

Più obesi, meno celle

Non sono pochi i detenuti obesi nelle carceri italiane e non sono più rarissimi i casi nei quali un obeso condannato, che dovrebbe scontare la pena in un istituto, viene "mandato a casa", agli arresti domiciliari, perché in cella proprio non ci sta. "Il detenuto - si legge in una nota - non può dormire, non avendo un letto adatto al proprio peso, non può andare in bagno perché non passa dalla porta".

Una questione che sa di discriminazione al contrario e che viene dibattuta anche in altri paesi: è recentissimo un caso in Gran Bretagna, a dimostrare la transnazionalità della scarsa attenzione al fenomeno.

L'errata valutazione della questione obesità, che nel mondo normale si traduce in ospedali non accoglienti, vestiti introvabili o costosissimi, discriminazioni e insulti di vario genere, nelle carceri finisce per assumere un profilo drammatico. Non solo per l'obeso, evidentemente, ma per tutti coloro che sono costretti a vivere in spazi drammaticamente ridotti, celle non solo pensate per un numero inferiore di persone di quelle che spesso contengono ma anche ideate per persone normodimensionate.

Nel nostro paese i diritti dei detenuti sono sempre in fondo alla lista delle priorità, ma non è di questo che si vuole parlare qui su C.C.D., quanto invece di come anche le carceri siano un termometro dell'arretratezza culturale che non solo in Italia ancora pesa sulla valutazione del fenomeno sociale dell'obesità. Non possiamo che sperare che le nuove carceri di cui si parla almeno nel nostro paese possano segnalare insperate, e ahimé inattese, novità.

(fonte foto)


2 commenti:

  1. secondo me prima vengono i diritti delle persone perbene.

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  2. Bravissimi, continuate così... :)

    Pralina

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