venerdì 13 dicembre 2013

E' sempre un male discriminare?



C'è una grossa polemica nel Regno Unito per le politiche di alcuni centri medici su obesi e fumatori. L'ultimo in ordine di tempo è l'Ospedale di Cardiff: a uomini e donne con un BMI (massa grassa) elevato, superiore al 40 per cento, viene chiesto di sottoporsi a dei "corsi rieducativi" prima di interventi chirurgici che non siano di emergenza. L'idea dei sanitari è di presentare a soggetti a più alto rischio-salute nuove modalità e stili di vita che possano aiutarli a ridurre il rischio. La polemica, evidentemente, è tutta sulla obbligatorietà della procedura.

Nella pratica, prima di essere inseriti nella lista d'attesa per gli interventi, queste persone devono prendere parte a corsi pensati per la riduzione del peso e la cessazione del fumo. Il che naturalmente apre ad ulteriori polemiche, perché fumo e ciccia vengono posti sullo stesso piano, questione sulla quale torneremo presto.

Per una volta, però, non credo che le polemiche abbiano un senso. Se è vero che i medici in mezzo mondo tendono a discriminare gli obesi, se è vero che chi è ciccione ha una maggiore difficoltà nell'accesso alle cure e addirittura si trova spesso costretto a cambiare terapista a causa dei pregiudizi che circolano persino nell'ambiente sanitario, una campagna educativa all'interno di una struttura ospedaliera e rivolta soltanto a chi si deve sottoporre a chirurgia è sì una forma di discriminazione, ma può rivelarsi utile senza creare un vero danno sociale o personale. Se portata avanti con rispetto, se adeguata alla persona che si ha davanti, informare non è sbagliato, considerando che una porzione significativa dei cicci e delle cicce che abitano il Mondo non sa di essere obesa. Va da sé che i contenuti di queste "lezioni", ancora ignoti, saranno decisivi per valutare la procedura, perché se imperniati sul dietismo, e quindi sull'ingrassamento di rimbalzo, non potranno che sollevare ulteriori polemiche.

A gettare acqua sul fuoco dovrebbe contribuire il fatto che questi "corsi" pre-chirurgia non impongono al paziente di perdere peso, non richiedono il raggiungimento di un obiettivo fisico, ma si limitano a suggerire strategie per controllare la propria forma.

E' certo molto difficile per tanti che vivono ogni giorno sulla propria pelle lo stigma della rappresentazione dell'obeso nella nostra società ossessionata trovare le ragioni per non arroccarsi e scagliarsi contro un'operazione di questo tipo. Ma potremmo anche chiederci se non ci sia una via di mezzo tra posizioni contrapposte: l'obesità è un fatto privato, lo abbiamo detto tante volte, fa parte dell'identità della persona e non riguarda certo gli altri. Ma in ambito medico si potrebbe imparare ad essere meno suscettibili. Ad aiutare, certo, sarebbero anche altri corsi, se venissero attivati, e certo non solo nel Regno Unito, corsi di aggiornamento per i medici di base e per il personale sanitario, corsi con cui insegnare loro che l'obesità è una condizione complessa, che le diete fanno male, che lo stigma sociale fa male e che la discriminazione produce odio e peggiora la vita di tutti i coinvolti. Ma temo che questo, per ora, sia destinato a rimanere una vana speranza, imparare ad amare il diverso è difficilissimo, soprattutto se si è abituati a giudicarlo.
(fonte foto)

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