venerdì 28 febbraio 2014

Gli obesi non esistono

Esistono persone grasse. Ma non sono un insieme omogeneo. Sorry, divulgatori, giornalisti e dietisti improvvisati, gli obesi non esistono. Pensarlo, dirlo, comunicarlo, però, diffonde odio e pregiudizi



Mi capita sempre più spesso di discutere con giornalisti e divulgatori scientifici, conversazioni estremamente interessanti perché permettono di misurare rapidamente quale sia la distanza tra la comunicazione attorno all'obesità e la realtà dell'obesità. Una distanza siderea.

Oggi sono qui a scrivere che gli obesi non esistono.

E non perché non ci siano persone obese. Basta guardarsi intorno. Ce ne sono, eccome. Ma perché l'obesità non rappresenta un minimo comune denominatore tra di loro, non uno, almeno, utile a comprendere di cosa stiamo parlando.

Un divulgatore pieno di buone intenzioni e autore di un articolo atroce sull'obesità qualche giorno fa cercava di venirmi incontro ammettendo, bontà sua, che il problema di molti obesi è che si ritengono sbagliati ma che se ci lavorano sopra possono "riprendere le redini" della propria vita. Non so se è l'influenza nefasta dei reality antiobesi che urlano odio dalle tv di tutta Italia, ma è proprio questo che ha scritto. Il massimo che riusciva a concedere, a se stesso ancora prima che agli obesi, è che l'obeso può (e quindi deve) "tornare sulla retta via". E che quindi bisogna dirglielo, insegnar loro, spiegare. E' un mestieraccio, insomma, ma qualcuno glielo deve pur dire che sono obesi. Questa è la sostanza. Ma non è di questo che volevo parlare oggi.

Il punto è che questa pregiudiziale ridicolizzazione paternalistica degli obesi non riesce non dico a rappresentarli tutti, ma nemmeno una parte, e comunque non una parte determinata, né riesce a disegnare un insieme omogeneo. In pratica è come parlare di tutti quelli che indossano una maglietta verde, senza però sapere quanti la indossano solo la mattina, o magari per dormire la notte a mo' di pigiama, o magari pensando che la indossino anche quelli che la tengono in armadio ma non la usano mai, o quelli che l'hanno trasformata in un altro colore con un bucato sbagliato. Però, nonostante tutti costoro abbiano una maglietta diversa e ci facciano diversi usi, continuiamo a parlare di loro come di "quelli che indossano la maglietta verde".

Non è neanche una generalizzazione, di per sé peccato capitale, certo, ma non è questo il caso. Non è estendendo a tutta la gente tonda le caratteristiche che si riscontrano in alcuni obesi, o magari in uno solo, che si fa un passo avanti nel capire di cosa stiamo parlando.

Quello che invece si fa, magari anche in buona fede, quella buona fede figlia dell'insopprimibile istinto ad aiutare il prossimo anche quando il prossimo vorrebbe non esserlo neppure, prossimo intendo, quello che si fa dicevo è propagare odio. Nel momento in cui semplifico e dico che tu, che sei ciccione, hai certe caratteristiche di vita, hai fatto certe scelte, hai un certo problema, io non solo faccio di te un malato anche se non lo sei ma ti giudico, offrendo a chiunque legga (o ascolti, poco cambia) una chiave di lettura immediata e, per quanto idiota, facile. Non mi interesso alla tua vita, a come la conduci, io suppongo a priori, cioè ti pregiudico, che la tua vita sia fatta di abbuffate colossali, pigrizia, nessuna forza di volontà, nessun movimento fisico. Presuppongo che tu, indipendentemente da chi tu sia, aderisca al mio standard.

Quindi sì. Ci sono persone obese, nel senso di grasse. Ma gli obesi, nel senso di insieme tecnico, non esistono. Si chiama complessità, baby, e semplificare non aiuta ad affrontarla. Anzi allontana le persone le une dalle altre, segrega, uccide o suicida.

(fonte foto)

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