venerdì 12 febbraio 2010

Ulalà, la genetica assolve l'obeso


E se dimagrire fosse impossibile? E se l'obeso fosse com'è per ragioni indipendenti dalla sua volontà? Se mangiare e fare sesso fossero geneticamente correlati? Non sono domande casuali, sono domande alle quali la scienza inizia a rispondere. Affermativamente. Cambiando radicalmente lo scenario dell'obesità e ponendo un argine deciso a quella valanga di luoghi comuni con cui si travolge con leggerezza la socialità dell'obeso.

Basta dare un'occhiata a quanto emerso solo negli ultimi giorni.

La prima notizia riportata da varie fonti arriva dall'Università di Navarra: uno studio condotto su 180 persone ha dimostrato come il recupero del peso originario dopo una dieta possa avere origini genetiche. "Stando ai risultati, in alcuni soggetti sovrappeso od obesi sarebbero proprio i geni a intralciare i progetti di dimagrimento: alcuni specifici geni sarebbero più spesso associati a una maggior difficoltà nel perdere peso e a un’inevitabile tendenza a rimetter su chili appena si smette di stare a dieta".

Una soluzione, dunque, potrebbe risiedere nella dieta permanente, un regime alimentare controllato, probabilmente poco compatibile con una vita felice, ma magari capace di mantenere la riduzione del peso. Ebbene, anche questo è assai più complesso di quanto si è pensato, e ancora una volta per ragioni genetiche. Un altro studio, citato più volte in questi giorni, dimostra la difficoltà sostanziale di modificare tutta una serie di abitudini. In particolare, hanno spiegato gli scienziati dell'Addiction Institute of New York, le nuove conclusioni sono dovute alle nuove tecniche di imaging clinico. "Hanno permesso - spiegano - di osservare i cervelli di pazienti con abitudini compulsive (...) e di verificare in tempo reale come i sistemi di ricompensa cereberale basati sulla dopamina chiedano sempre di più mentre cedono i centri di controllo dell'esperienza". Come a dire, cioè, che vi sono tutta una serie di persone, e vengono elencati grandi mangiatori, tossicodipendenti ed altri, che vivono una difficoltà se non impossibilità strutturale di cambiare i propri comportamenti che offrono questa "ricompensa", e tra questi comportamenti viene citato anche quello sessuale. "Quello che succede - spiegano i ricercatori - è simile per vari tipi di dipendenza, dalla cocaina al tabacco al cibo. Questo spiega perché voler cambiare sia probabilmente il primo passo per rompere un'abitudine, ma alterare gli ingranaggi neurali del cervello è la vera sfida".

A queste novità si potrebbero aggiungere le sensate considerazioni sull'origine genetica dell'obesità, cose già note che vengono ulteriormente approfondite da scienziati come David Pierce dell'Università dell'Alberta, che spiega la natura storica di molta obesità e la necessità dell'umanità di un tempo di poter "mettere via" le risorse dei periodi di abbondanza in previsione di quelli di magra. Ma più interessante, probabilmente, il recentissimo studio secondo cui un obeso su venti lo è per una modifica genetica, un DNA diverso che spingerebbe il suo organismo ad ingrassare.

Una rilevazione dovuta agli studi dell'Imperial College di Londra e di una serie di centri di ricerca europei. "Ricerche precedenti - spiegano gli scienziati - hanno identificato numerose varianti genetiche che contribuiscono all'obesità, la maggioranza delle quali sono mutazioni specifiche nel DNA di una persona che modificano la funzione di un gene. Questo è invece il primo studio a dimostrare chiaramente che l'obesità in individui altrimenti fisicamente sani può essere causata da una rara variante genetica nella quale una sezione del DNA di una persona viene a mancare". In questi casi la possibilità che si diventi obesi è di 50 volte superiore alla norma.

Mi fermo qui. Mi sembra però ovvio che sull'obesità non solo non sia stato detto tutto ma anzi che fin qui sia stato detto pochissimo. Ora che il tema è all'attenzione dei governi di mezzo mondo iniziano a fioccare nuovi studi sulla sua origine e le sue caratteristiche. E molte ancora ne vedremo amici miei. Per questo, peraltro, questo blog è nato, perché non è più tollerabile subire una penalizzazione sociale pesantissima per una caratteristica che, è sempre più chiaro, ha origini spesso genetiche e cure spessissimo al di fuori della possibilità di scegliere.

Non che qui si ritenga necessario assolvere alcuno per scelte di vita personali e indiscutibili a prescindere, ma cancellare qualche insulto a colpi di scienza non guasta, non foss'altro perché l'obeso combatte con una conventio ad excludendum basata prima di tutto proprio sull'ignoranza.

Uno dei più odiosi luoghi comuni che viene scagliato contro l'obeso da ogni dove, sul lavoro, persino in famiglia, è che se volesse potrebbe facilmente dimagrire. Da questo discendono non solo insulti ed emarginazione, con conseguenze pesantissime sulla personalità dell'individuo, ma anche la scarsissima considerazione sulle capacità di autocontrollo dell'obeso. E da qui discende, a sua volta, una più difficile carriera lavorativa, minore credibilità sociale e via peggiorando. Vogliamo davvero continuare a subire tutto questo? Penso che la Scienza possa dare una mano ad evidenziare come il pregiudizio antiobeso sia in tutto e per tutto razzismo.

(fonti foto qui e qui)

11 commenti:

  1. Restando nel campo scientifico le conseguenze di queste scoperte sono/saranno terapie genetiche, se non direttamente selezione prenatale, e interventi al cervello del paziente obeso, già in sperimentazione: perciò leggere che "alterare gli ingranaggi neurali del cervello è la vera sfida" mi ha dato brividi spiacevoli.

    Mi fa sentire molto cavia.

    Queste ricerche confermano quello che chi è stato obeso in fondo già sa. ;)

    Mi piacerebbe venissero usate per lasciare in pace chi osa pesare un quintale! :) In compenso sono già indirizzate verso scopi che - non ci fosse la diabolica ciccia di mezzo - sarebbero chiaramente orribili. :P

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  2. Queste cose dovrebbero girare nelle scuole proprio là dove inizia la discriminazione !!!!!

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  3. @anonimo
    Non so se inizia nelle scuole, di certo la comprensione delle diversità e la ricchezza delle stesse entra di rado nei programmi didattici. Soprattutto alle elementari, le scuole più decisive di tutte per la personalità e l'identità del bambino eppure anche quelle più trascurate.

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  4. @Layla
    concordo, se ci pensi poi gli obesi già oggi sono cavie che sperimentano a causa della disinformazione e della pubblicità rimedi e farmaci di dubbia utilità, finanziando un'intera industria nata sul mito della weight loss... :(

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  5. Non vorrei però che questi studi poi fossero la scusa che serve per non dimagrire....

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  6. @Anonimo
    Ti inseguo anche qui :)
    No, guarda, credo che chi ha problemi di salute, dico in generale, ha già oggi molte informazioni e modi per accedere alle terapie. E' ovvio che si possa fare molto di più, ma il medico di famiglia è spesso un ottimo punto di partenza, che si tratti di obesità grave o qualsiasi altra cosa.

    Ciò che invece manca del tutto è una riabilitazione a tutto tondo (!) della persona obesa, ossia di chi appartiene oggi ad una delle minoranze più ampie e più discriminate del mondo ricco.

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  7. è interessante e utile ma ti inviterei a rileggerlo a blocchi al contrario (dalla fine dell'articolo) perché ci sono due "spessissimo" molto vicini alle conclusioni, ma qualche paragrafo più su c'è un bel "RARA" ( "l'obesità in individui altrimenti fisicamente sani può essere causata da una RARA variante genetica nella quale una sezione del DNA")

    quindi o è spesso, o raramente.

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  8. io ho trovato molto interessante (ed onesto) l'accostamento fra lo studio delle addiction (perché questo si rivela essere, quindi un problema e non normalità) su obesità e altro, compresa la sessualità.

    il problema del riconoscimento personale sta tutto, come in tanti altri casi di "conformismo", nel riconoscimento di cosa sia la "normalità".

    Se invece di pensare al quintale pensiamo ad una addiction sessuale, finché si tratta di autoerotismo credo che a parte lo sfottò non ci siano gran problemi... ma quando si tratta degli ALTRI allora dubito fortemente che una addiction possa essere considerata dalla comunità nella quale si vive (quella globale, quella dei propri "simili") normalità. E dunque se normalità non è, come tale NON deve essere riconosciuta. E' un problema, come è un problema essere disabili in qualsiasi altro modo.

    Quello su cui intendo riflettere è la classica sfida che ci viene fatta "ok, sei fatto così, ma sarai tu a doverti adattare al mondo normale, non il mondo normale a dover dare la precedenza a chi ha un problema, altrimenti io normale divento quello strano? come dire che i malati sono sani?"

    E non posso ignorare questa critica. Farsi insultare no, ma nemmeno considerarsi normali.

    L'orso polare è normale al Polo, ma sul resto del pianeta la selezione naturale non ha premiato molto la ciccia: come esseri umani ci siamo messi a muso duro CONTRO l'evoluzione (fisica).
    E sarà tra qualche decina di migliaia di anni che sapremo se davvero l'intelligenza era da premiarsi, o se i wouldbe-fiki sono una espressione anch'essi dei geni, questi ultimi, però vincenti.

    Io voglio dimagrire. Mi piace mangiare. Ma se quando mi chino per allacciarmi le scarpe mi devo sbottonare la cerniera oppure mi sento mancare il respiro, io non considero NORMALE questa situazione. Respirare non è un insulto che mi fa la società, è parte di me: quindi per me va considerato un'anormalità.

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  9. @Anonimo (spesso)
    Hai ragione, ma fino a un certo punto :p Quelle che descrivo nel pezzo sono proprio le sole ultimissime motivazioni "cliniche" per le quali l'obeso può essere o rimanere tale in alcuni casi. Ma è vero che si sommano a moltissime altre, non solo di natura genetica, che tendono a sottrarre la possibilità di scelta. Nel post non è chiarissimo, sebbene affermi che si parla solo delle ultimissime cose.

    @Anonimo 2 (scarpe)
    Io non credo in un mondo normale, non ho mai capito che cosa significhi.

    Credo sia importante capirsi però: qui non si dice che gli obesi siano come gli altri, come non mi sognerei mai, per dire, di affermare che donne e uomini sono uguali. Il punto vero, infatti, è che siamo tutti diversi e che proprio come tali abbiamo tutti gli stessi diritti.

    Dobbiamo averli, se vogliamo sperare in una società migliore, più stimolante, interessante: i pari diritti non sono cioè la giustificazione di comportamenti sbagliati, ma sono offrire la medesima dignità a personalità e identità diverse quale strumento di benessere ed evoluzione sociale.

    Il fatto che poi l'individuo obeso voglia o non voglia cambiare, possa o non possa farlo e quale siano le proprie scelte è e rimane, a mio avviso, un fatto privato. Forse più pesante :p del togliersi o non togliersi un neo, che ne so, ma è altrettanto privato.

    E' bello discutere, grazie a tutti e due per gli interventi!!!

    Paolo

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  10. Ciao, i 2 anonimi sono io, scusa per la confusione, ora ho riacchiappato l'open-id del quale non ricordavo la password :)

    Si: è utile ed interessante discuterne, perché il rischio del "sono creati uguali" è quello in cui cado probabilmente anche io, facendomi del male da solo, anche.

    La visione dell'umanità del "siamo tutti diversi" porta anch'essa a dei problemi, secondo me.

    Una umanità normale, non accetterà mai di sobbarcarsi (e perché dovrebbe?) i problemi di tutti gli altri, quando ha già quelli "normali".

    Per questo il rischio è: a diverse persone diversi diritti. Ad esempio io senza problemi non ho il diritto a precedenze sulla casa, in fila, in autobus, in macchina, all'ospedale. Nel rapporto di "forza" tra il chi-ha-e-chi-paga alla fine se io ho un problema a pagare per il mio problema sarà chi non ne ha. Per esempio (dato che mi pare il discorso principale parta dai soldi e dalle assicurazioni americane) immagino che il modo "furbo" in cui potrebbe sfociare questa discussione e la contromossa delle assicurazioni sarà "prezzo pieno per obesi, sconto per magri" così non chiami il prezzo pieno "maggiorazione" ecc ecc.

    Un po' come la minaccia della tariffa "piena" delle nostre multe se per caso osi contestare e hai torto ... allora paghi doppio! Ma se non rompi e paghi allora "paghi la tariffa ridotta" (che per il popolo bue è in realtà "la tariffa normale")

    Interessante davvero Paolo, continua così perché la discussione (e non l'accettazione o l'accodarsi bovinamente ad una o all'altra posizione) è la strada giusta, credo.

    Arrivederci!

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  11. Oila' ciao, e grazie!

    Dal mio punto di vista prendere coscienza della diversità non è una opzione, in quanto cio che è oggi è appunto la diversità nella complessità.

    L'opzione è invece chiudere gli occhi e non capire cosa siamo, con la conseguenza, però, di rimanere in una società chiusa, con meno fantasia e voglia di vivere, scarica di promesse e prospettive. In definitiva un luogo meno interessante e per molti doloroso.

    Questa "complessità" è di certo complicata, anche dal punto di vista economico, certo, che poi a quello molto, se non tutto, viene ahimé ricondotto.
    Ma anche qui è contestabile: di recente è stato calcolato il costo sociale dell'obeso, senza tenere in minimo conto, però, il fatto che gli obesi non sono una categoria omogenea, che la loro spesa varia enormemente come quella di chiunque altro ecc ecc.
    C'è, per farla breve, una forte strumentalizzazione culturalmente radicata perché affrontata perlopiù dai media con ultradecennale superficialità.

    L'umanità "normale" non è diversa da quella obesa, a meno che non si intenda per normale quella minoranza di individui che non ha problemi di sorta (dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, morale ecc. ecc.). Dovremmo togliere da questa conta moltissime donne, loro sì gruppo coeso sotto il profilo della discriminazione, oltre agli obesi, o ai portatori di handicap, di qualsiasi genere, tutta gente che oltre a questi problemi è anche spesso produttrice di reddito, crea posti di lavoro, paga le tasse esattamente come gli altri e spese sanitarie probabilmente assai più elevate.

    Togliendo tutte le categorie che oggi subiscono sotto varie forme e titoli una discriminazione di tipo "logistico" oltreché culturale in realtà si rischia di rimanere con in mano una minoranza della popolazione.

    Non è quindi vero che se tu hai un problema sono gli altri a pagare per te, ma è vero che tu, come la stragrande maggioranza degli altri, potresti essere contribuente e cittadino di una società che, per il suo benessere, tentasse di rispondere alla diversità senza cercare scorciatoie discriminatorie, ossia valorizzando la propria composizione.

    E sono d'accordo con te sul rischio: persone diverse, diritti diversi. Se vai a fare le analisi in ospedale una donna in stato di gravidanza ha la precedenza. Se questo succede è perché a causa della discriminazione subita dalle donne si è giunti ad una determinazione che ne valorizza, in questo caso, il ruolo di madri.

    Se un obeso non può entrare in un aereo, invece, non vuol dire che non ci può entrare nessuno, vuol dire anzi che ci possono entrate tutti a parte lui e quell'altra massa di persone come lui la cui dimensionalità è esclusa da costruttori e aviolinee.

    Sono due facce, diciamo, della diversità dei diritti per persone diverse.

    Il che ci riporta all'unica sintesi possibile: pari diritti per le diversità. Io davvero non vedo alternative, e non dal punto di vista "etico" ma proprio dal punto di vista dello sviluppo possibile, della sua sostenibilità.

    A presto ciao!!!
    Paolo

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